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GIUSTO UNO ZAMPILLO

Napoli, 10 Maggio – Attendere la metropolitana, specie dopo aver perso la corsa precedente per una manciata di secondi, è piuttosto snervante, finanche qualora si riesca, miracolosamente, a trovar posto sulle panchine presenti lungo il marciapiede; ciò nondimeno, irrita ancor di più apprendere, mediante un post pubblicato da un Cittadino di Casavatore, che la fontana ivi sita alla piazza XXX Luglio è ora fuori uso: siamo nel duemilaventuno, ma quel progresso in cui tutti speravamo non ha mai visto la luce, ohimè. 

I costanti e ripetuti atti vandalici che nelle ultime settimane hanno interessato la fontana, dovuti alla totale mancanza di rispetto per il patrimonio comune ed al ben noto disinteresse verso le cose e gli altri, hanno di fatto privato la cittadina a nord di Napoli – egregiamente guidata dal dott. Vito Marino, con cui desidero ancora una volta complimentarmi per il suo esemplare servizio offerto ai Casavatoresi- di una delle sue incomparabili bellezze: qualcheduno l’ha scambiata per una piscina (o, se preferite, per un parco acquatico), divertendosi a tuffarvisi e schizzare per burla i compagni di merende; qualcun altro – forse perché non ha mai visto un contenitore dei rifiuti in vita sua – per una discarica, gettandovi tutto quanto non gli occorreva più. 

Ho avuto il privilegio di passeggiare in piazza XXX Luglio esattamente undici giorni fa, insieme con la mia cara amica e compagna di lavoro Vittoria Caso – cui va la mia profonda gratitudine – offertasi generosamente di farmi da cicerone: ho dunque ammirato la maestosità della fontana, che zampillava al centro della piazza, favorendo la visione dell’arcobaleno, e, al tempo stesso, mi son ricordato (facendo frutto delle piacevoli chiacchierate con Vittoria) che il Comune di Casavatore ha veduto i natali il 30 luglio del lontano 1946 (prima di tale data, il paese costituiva una frazione del Comune di Casoria). 

A distanza di poco più d’una settimana da quella memorabile escursione, son scoppiato – e non mi vergogno d’esternarlo – in un pianto amaro: a fronte della condotta egoista e vergognosa di taluno che, evidentemente, ha appreso in famiglia dei princìpi…immorali od abbondantemente desueti, come “chi è più forte, vince”, “ciascuno è libero di far ciò che vuole”, “quello ti vuole imbrogliare, quindi ostacolalo”, e robacce varie. 

La vera libertà, cari Lettori, è fare non ciò che si vuole, bensì agire nella consapevolezza che il nostro comportamento non leda gli interessi del Prossimo, cioè non arrechi alcun pregiudizio per la Comunità: infatti, sbaglia di grosso chi, convinto di applicare alla lettera – e senza neanche conoscerlo! – il contenuto della Costituzione e/o della Sacra Bibbia, insegna ai propri figliuoli a pensare solo ed esclusivamente a sé stessi. 

Risolvere un siffatto problema, connotato da incommensurabile gravità, non è cosa da poco, lo riconosco: non è mio intento farmi maestro, né sminuire l’importanza delle figure genitoriali, ma, considerato che i tempi sono radicalmente mutati, urge una strettissima collaborazione fra le stesse ed il mondo della scuola, nel quale ultimo il fanciullo inizia a rapportarsi con i propri simili e ad apprendere le modalità di svolgimento della vita quotidiana. 

Vogliam capire che a far la forza è l’unione, non il continuo contrasto (come quello, assai frequente, tra famiglia e scuola)? 

Spalanchiamo gli occhi, le orecchie ed il cuore, e cooperiamo per indicare ai ragazzi la via giusta! 

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