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Giornata della Memoria, Mattarella: “La nostra Costituzione dice mai più Italia razzista”

Roma, 27 Gennaio – “Ogni anno, il Giorno della Memoria, istituito con legge nel 2000, ci sollecita a ricordare, a testimoniare e a meditare sui tragici avvenimenti che attraversarono e colpirono l’Europa nella prima metà del secolo scorso, il Novecento; definito, da alcuni storici, non senza ragione, come “il secolo degli Stermini”. Lo facciamo, sempre, con l’animo colmo di angoscia e di riprovazione.  Gli anni che sono passati da quegli eventi luttuosi, infatti, non attenuano il senso di sconforto, di vuoto esistenziale, di pena sconfinata per le vittime innocenti che si prova di fronte alla mostruosità del sistema di sterminio di massa – degli ebrei e di altri gruppi considerati indegni di vivere – pianificato e organizzato dal nazismo hitleriano e dai suoi complici in Europa”, con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha aperto il suo discorso al Quirinale in occasione del Giorno della Memoria.

“E’ fondamentale mettere in luce come la persecuzione razziale poggiasse su un complesso sistema di leggi e provvedimenti, concepiti da giuristi compiacenti, in spregio alla concezione del diritto, che nasce – come sappiamo – dalla necessità di proteggere la persona dall’arbitrio del potere e dalla prevaricazione della forza. La Shoah, infatti, ossia la messa in pratica di una volontà di cancellare dalla faccia della terra persone e gruppi ritenuti inferiori, è stato un lento e inesorabile processo, una lunga catena con molti anelli e altrettante responsabilità. La scelta nazista, con le famigerate leggi di Norimberga, e quella fascista – che la seguì omologandovisi – di creare una gerarchia umana fondata sul mito della razza e del sangue fornì i presupposti per la persecuzione e il successivo sterminio”, ha ricordato  il presidente della Repubblica.

“Il sistema di Auschwitz e dei campi a esso collegati fu l’estrema, ma diretta e ineluttabile, conseguenza di pulsioni antistoriche e antiscientifiche, istinti brutali, pregiudizi, dottrine perniciose e gretti interessi, e persino conformismi di moda. Tossine letali – razzismo, nazionalismo aggressivo, autoritarismo, culto del capo, divinizzazione dello Stato – che circolarono, fin dai primi anni del secolo scorso, dalle università ai salotti, persino tra artisti e docenti, avvelenando i popoli, offuscando le menti, rendendo aridi cuori e sentimenti”, ha sottolineato Mattarella.

“Il regime fascista – ha proseguito il Capo dello Stato – nel 1938, con le leggi razziali agì crudelmente contro una parte del nostro popolo. E’ di grande significato che la Costituzione volle sancire, all’articolo 3, la pari dignità ed eguaglianza di tutti i cittadini, anche con l’espressione “senza distinzione di razza”. Taluno ha opinato che possa apparire una involontaria concessione terminologica a tesi implicitamente razziste. I Costituenti ritennero, al contrario, che manifestasse, in modo inequivocabile, la distanza che separava la nuova Italia da quella razzista. Per ribadire mai più”.

Mattarella ha evidenziato come “la Shoah fu un unicum nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi. Nessuno Stato aveva mai, come scrisse lo storico tedesco Eberhard Jäckel, «deciso e annunciato, con l’autorità e sotto la responsabilità del proprio leader, di voler uccidere, il più possibile e senza sosta, un determinato gruppo di esseri umani, inclusi gli anziani, le donne, i bambini e i neonati; e mai aveva messo in atto questa decisione con tutti i mezzi possibili al potere statale. Questo gruppo era costituito soprattutto dagli ebrei, considerati il livello più basso nella folle gerarchia umana, concepita dai nazifascisti. Ma nei campi di sterminio perirono anche prigionieri di guerra, oppositori politici, omosessuali, rom e sinti, testimoni di Geova, appartenenti ad altre minoranze etniche o religiose. Gli ebrei italiani vittime delle persecuzioni razziste sono migliaia di persone, la maggioranza delle quali scomparse nell’oscuro universo di Auschwitz”. 

Il presidente della Repubblica ha poi ricordato la stagione che seguì dopo l’8 settembre del 1943: “Nel nord e nel centro Italia – ha detto – le milizie fasciste parteciparono alla caccia e alla cattura degli ebrei, che furono consegnati alle SS tedesche. Ci furono tanti italiani, i “giusti”, che rischiando e a volte perdendo la propria vita, decisero di resistere alla barbarie nazista, nascondendo o aiutando gli ebrei a scappare. Rendendo oggi onore a questi italiani, non possiamo sottacere anche l’esistenza di delatori, informatori e traditori che consegnarono vite umane agli assassini, per fanatismo o in vile cambio di denaro”. “Un impegno oggi ci unisce e ci interpella. Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo”. 

Mattarella è tornato poi a evidenziare l’importanza di alcuni principi “che informano la nostra Costituzione repubblicana e la Carta dei Diritti Universali dell’Uomo “ e che ”sono la radicale negazione dell’universo che ha portato ad Auschwitz. Principi che oggi, purtroppo, vediamo minacciati nel mondo da sanguinose guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante – alimentato dall’uso distorto dei social -dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa”. 

Nel concludere il suo intervento il Capo dello Stato ha, infine, citato il biglietto “di una tra le tante vittime sconosciute, seppellito e ritrovato nei pressi dei crematori di Auschwitz”, un biglietto che “ammonisce e insegna ancora” ha detto Mattarella citando la frase: “ ‘Sapete cosa è successo, non lo dimenticate, e tuttavia non saprete mai’ ”.

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