Politica

Dopo l’election day, gli USA in transizione democratica ma con media troppo radical chic

Napoli, 5 Novembre – Negli Usa, attualmente, sia che rivincano i repubblicani con Trump che i democratici con Biden, l’ambiente sociale resterebbe diviso o spaccato in due parti e con le armi in pugno di non pochi. Ciò non è un bene per il vincitore in ogni caso, né lo è per quel grande Paese, ancora prima potenza mondiale: Cina, Russia e Cina permettendo. Cosa bisognerebbe fare allora negli Usa? Sarebbe utile per tutti i 350 milioni di cittadini statunitensi una pausa di riflessione politica e tornare al voto, dopo un commissariamento con Presidente pro tempore estraneo ai due schieramenti contrapposti, né scelto tara i piccoli partiti satelliti dell’uno o dell’altro bipartitismo. Ai tempi di Roma caput mundi, il Senato repubblicano nominava per un periodo limitato, 6 mesi rinnovabili, un Senatore, Duce maximo. Analogamente si fece per il piccolo comune montano di Letino con il Commissario prefettizio, analogamente a paesi più grandi del Sannio Alifano (Alife, Bojano, Piedimonte Matese, ecc.).

Sarà possibile il commissariamento? Oppure ci si affida agli avvocati dell’una e dell’altra parte in lizza elettorale per traghettare il responso elettorale su Tramp oppure su Biden? Per ora sembra prevalere l’ansia di giustizialismo. La società statunitense è un calderone di tante etnie e razze umane. Nonostante ciò esse convivono, lavorano e studiano insieme con sempre meno problemi interculturali anche se ancora non risolti completamente in armonia. In Europa fu Roma caput mundi a governare popoli diversi e ci riuscì per un tempo meno breve di quello statunitense. Conosco Letino per esservi nato e vissuto fino a 14 anni, gli altri comuni del Sannio Alifano citati prima e gli Usa per esservi andato due volte a fare il commissario d’esame di maturità, per le scienze naturali,  all’italiano Liceo scientifico Guglielmo Marconi di New York. Là, parlammo spesso di Usa con i colleghi statunitensi e con quelli italiani che vivono là, da decenni. Uno dei secondi (giovane ma già ammoglaiatosi con una indigena e con un figlio in comune e separati dal giudice) mi descrisse l’ambiente sociale americano in modo, che mi apparve alquanto bizzarro. Non lo presi molto sul serio perché più giovane e poi letterato. Che significa che era un letterato? Significa, per esperienza maturata, che i laureati in saperi umanistici, in genere tranne pochissime eccezioni, sono più sensibili ai temi sociologici e per questo più facile preda di ideologie preconfezionate.

In Italia poi credo che ciò rappresenti una costante e tra loro abbondano i radical chic, che, sempre a maggioranza e mai generalizzare, propendono per il mito dell’agalitarismo dogmatico. Negli Usa sono più vicini all’elettorato Democratico che Repubblicano. A me non sembrava che i popolo americano vivesse per tribù d’appartenenza etnica, come mi illustrava con sicumera certezza il collega, supplente. Egli riteneva che non vi era comunicazione tra i gruppi etnici (italiani con italiani, ispanici con ispanici, neri con i neri, ecc.) ma solo uso di frasi “anticorpali” cioè scusi se si sfioravano, per favore, ciao, ecc.. Tali frasi servivano, a parere del giovane italiano e collega supplente, per evitare liti possibili interetniche e l’arrivo della polizia che ammendava subito oppure picchiava sommariamente se li trovava agitati. Prevenendo ciò, i cittadini del gruppo etnico, avrebbero anche risparmiato soldi per pagare l’avvocato.

Mi sembrava una pennellata superficiale, anche se originale, della realtà statunitense con nemmeno il tentativo di aver letto libri di prof. universitari sul Calderone di etnie negli Usa, che avevo letto con estremo interesse. Un autore, d’origine tedesca, scriveva che negli Usa c’è più democrazia reale dell’Europa e l’ascensore sociale funzionava anche per la poca burocrazia che si annidava nelle istituzioni pubbliche. Credo che avesse ragione per la rispondenza reale all’ambiente sociale statunitense, che non il secondo letterato con la testa tra le nuvole nere dei cumulo-nembi. Anch’io considero l’Europa, una fortezza che non lascia entrare il nuovo che avanza e che blocca sul nascere la meritocrazia. Ciò che emerge vistosamente e l’intellighenzia europea in particolare dovrebbe prenderne atto, è la sbandata informativa dei media con sondaggi non realistici. Quasi tutti davano per vincente Biden, ma in modo eclatante non di stretta misura, se dovesse farcela tramite avvocati e giudici. La cosa si è ripetuta 4 anni fa. Dunque il sistema mediatico è da cambiare e riportare al vero, al reale e non lasciarlo sul fantastico o infantile raziocinio.

In Italia il sistema mediatico è peggiore di quello degli Usa, no è simile, molto simile e nei sondaggi si tende a far vincere il proprio orientamento ideale e politico e siccome l’intellighenzia, a maggioranza, segue la moda culturale del tempo breve, si schierano per i democratici senza la D maiuscola. Non è detto che si un cittadino si fa chiamare Democratico poi, in realtà lo sia per davvero, anzi, è dimostrato, che più si abusa del termine meno lo si è. In Italia lascio al lettore individuare chi siano gli schieramenti analoghi a quelli degli Usa. In conclusione, i media italiani a stragrande maggioranza, pendono verso l’informazione radical chic democratica e la proiettano anche all’estero come negli Usa. Poi si accorgono di aver esagerato nell’interpretare la realtà analogamente al bambino più fantastico che reale per l’età stessa. Quando ho tempo di vedere più media televisivi nostrani, noto una preponderanza di conduttori non superpartes come mi augurerei, ma di parte e nemmeno di parte della maggioranza del popolo che ha delegato questo o quello schieramento nel responso elettorale.

Da noi con la scusa delle coalizioni, vediamo ai posti di governo, sempre e soltanto volti noti di un solo partito o massimo di due anche se presentatisi contrapposti per programmi all’elettorato giudice. Anche da noi il sistema mediatico e governativo va cambiato e migliorato per assicurare e dare certezza d’imparzialità al gioco democratico delle moderne democrazie.

 

 

 

 

Giuseppe Pace

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