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Calcio – A.C. Scisciano: apologia di una vittoria

Scisciano, 8 Maggio – Era quasi sferico, di rozzo cuoio a pezze reticolari cucite all’interno l’oggetto riscoperto nel mondo romanticamente antico della cronaca di Gianni Brera ammantato di poetico accadere. Nell’epoca di quella magistrale Penna, come dopo essere stato tratto dalla tramoggia dei tempi, ha sempre sciorinato una capacità, straordinaria allo sguardo superficiale, di animare sussulti che risultano espressione di veri e propri paradigmi morali, raccolti e trasmessi nel rinnovarsi di generazioni appartenenti alle più disparate comunità di uomini, che partecipano stuporosi al suo rotolare.

Al punto che gli eretici, nel descrivere il fenomeno, rievocano la marxiana formula “oppio dei popoli” (non a caso il tedesco l’applicava alla religione), laddove i più savi, a ragion veduta, vi riconoscono le ottuse strategie di contrasto alla costitutiva temporalità dell’esistere umano, descritte da Masullo. Scisciano è una provincia il cui toponimo è spesso presentato in relazione alla sua peculiarità più evidente, la quiete, tanto che, nelle più indulgenti mattinate estive, il vuoto dei suoi maestosi angoli celesti le restituisce il fascino del villaggio dimentico degli affari divini. Una radicale povertà di sussulti, talvolta determinata da colpevole infingardia, quasi sorprendentemente soppiantata dalla potenza associativa dell’oggetto, di cui si è detto.

Nel rendere celebrazione all’A.C. Scisciano per l’imperioso successo nel Girone E di Seconda categoria campana è, dunque, necessario partire dalla componente che ne recepisce gli impulsi e li veste di significato. La morale del tifoso biancorosso si declina in una partecipazione costante ed incondizionata, dalle tribune del Comunale, ridotte a ruderi, fino alle trasferte più difficili per distanza e meteo (vedi l’ultima, la felice Bracigliano); raccolto “con gli amici di una vita” prende a scandire ritmicamente una condizione così assonante a ciò che è più alto, ciò che forse ci darà il Cielo secondo Jorge Luis Borges (non ammirazioni né vittorie /ma semplicemente essere ammessi / come parte di una Realtà innegabile, / come le pietre e gli alberi). Si è parlato di appartenenza la cui proprietà più autentica, oltre i miti e la retorica, è probabilmente questa, ciò che ha permesso alla masnada sciscianese di rendere agli avversari il Comunale una pericolosa tregenda bianca e rossa.

Sentimento riflesso anche negli occhi gravidi di adrenalinico afflato del presidente, immagine esemplare dell’intero apparato dirigenziale biancorosso. L’elemento che fa di questa una storia da raccontare, infatti, è la bambinesca dedizione prestata al progetto, a qualificare non una maniera gestionale irrazionale, perché l’A.C. Scisciano si è dimostrato schiacciasassi impietoso in campo e gruppo solido, dalla composizione clinica di passione per la causa e tecnica applicata al gioco, reso alle capacità di un mister esperto, ma la volontà di ogni individualità coinvolta di restituire al contesto socio-culturale che si è abitato sin dai primi vagiti, un termine di arricchimento, per il quale respirare fierezza.

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