Caserta, 17 Dicembre – In scena lo squilibrio di una condizione, la visione di una speranza di un’idea. Notevole gradimento da parte del pubblico per Don Chisciotte; Uno spettacolo con Alessio Boni e Serra Yilmaz e Nicoló Diana nel ruolo del Ronzinante, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico. Adattamento a cura di Francesco Niccolini per la Regia di Alessio Boni, Roberto Aldorasi, Marcello Prayer.
Molto interessante l’ambiente scenico nel quale si svolge il racconto scenico. Il palcoscenico si apre con un letto a baldacchino attorno al quale si muovono alcuni personaggi; il cavallo Ronzinante è costruito ad arte mosso con un meccanismo quali delle rotelle alla base e materialmente spostato, per rapidi movimenti, da un personaggio, in abito scuro, nascosto, per quanto possibile, all’interno della struttura! Dalla platea sembra quasi un cavallo alquanto realistico! Lo stesso asinello di Sancio Panza è costituito da un dispositivo alquanto effettivo portato in movimento per la scena, a seconda del copione, dalla stessa attrice Serra Yilmaz . Come si sa, la rappresentazione teatrale è tratta da un romanzo spagnolo di Miguel de Cervantes Saavedra, pubblicato nel 1605 e 1615.
I due protagonisti Don Chisciotte e Sancho Panza; sicuramente tra i più commemorati personaggi della letteratura. Don Chisciotte, un grande Cavaliere solo nella sua immaginazione e Sancho Panza rappresenta il senso comune popolare, elementare ed empirico. Cervantes, che si era aggregato alla flotta che combatté alla battaglia di Lepanto, di ritorno nel 1571, fu ricoverato presso l’ospedale di Messina. In quel momento della sua esistenza, durante la convalescenza, probabilmente iniziò a scrivere il suo capolavoro; in realtà sembra che nulla si sa di preciso sulla composizione dell’opera. Il pretesto narrativo ideato dall’autore è la figura dello storico Cide Hamete Benengeli, di cui Cervantes dichiara di aver ritrovato e fatto tradurre il manoscritto in arabo, nel quale sono raccontate le vicende di Don Chisciotte. Si è trattato di un artificio letterario dal forte valore parodico. L’opera di Cervantes fu pubblicata è datata1605.
Il successo fu tale che Alonso Fernández de Avellaneda, pseudonimo di un autore sconosciuto, pubblicò la continuazione nel 1614. Cervantes, non apprezzò molto questo stato di cose; decise di scrivere un’altra avventura di questo personaggio; la seconda parte pubblicata nel 1615. Tali trasfigurazioni condizionano a tal punto il personaggio da trascinarlo in un mondo fantastico, favolistico. È qui che nasce la condizione letteraria nella quale, il personaggio, diventa un cavaliere errante. Nel suo viaggio, nel suo sguainare la spada, ha gli intenti nobili come gli eroi, di difendere i deboli. Alonso diventa così il cavaliere don Chisciotte della Mancia e inizia a girovagare. Nel suo squilibrio, Don Chisciotte coinvolge un contadino di nome Sancio Panza; facile promette il governo di un’isola; uno solo è il requisito: che svolga servizio come scudiero. Un cavaliere errante che si rispetti, ovviamente, non è tale senza una sua dama, un soggetto amoroso: Don Chisciotte sente l’urgenza di dedicare a qualcuno le sue gesta, che solo lui considera, eroiche; in particolare a una bellissima donna le sue azioni. La sua prescelta è Aldonza Lorenzo, una contadina. In questa favola teatrale tutto si trasfigura; secondo il suo pensiero la sua nobile dama verrà da lui additata come Dulcinea del Toboso. “Dulcinea”: un nome che spesso riecheggerà nello scenario come una meta da raggiugere e sempre sfuggente. Lo sfondo è un Don Chisciotte, con la sua visionaria ostinazione e la Spagna del suo tempo: non è quella della cavalleria e nemmeno quella dei romanzi; piuttosto è la visione ironica e satirica della stessa. Si avvera allora la distorsione della realtà: i mulini a vento diventano giganti dalle braccia rotanti, le greggi di pecore si trasfigurano in eserciti nemici, minacciosi. Stando alle notizie storiche tali eserciti sottomisero, effettivamente, la Spagna con un loro dominio dal 711 fino al 1492.
Don Chisciotte combatterà questi avversari immaginari resi vivi solo nella sua inventiva; il risultato: l’ilarità, il divertimento, le canzonature, delle persone che casualmente avevano assistito alle sue dementi gesta. Sancho Panza, da parte sua, sarà in alcuni casi, l’antagonista razionale del visionario Don Chisciotte. Alcune volte, in altri momenti, si farà coinvolgere suo malgrado, dalle visioni del suo compagno di viaggio. Nell’epilogo dello spettacolo quasi come se fosse stato un sogno, il personaggio interpretato da Alessio Boni si risveglia in un ospedale d’epoca moderna! Il colpo di scena finale è in agguato! Sancho Panza compare in quell’ambiente con vesti, di scena storica, non conformi all’epoca! Come dire l’incubo continua; su quell’interrogativo, quale sia la realtà vera e quale è quell’immagginaria, cala il sipario.
Antonio Romano
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