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PALO!

Napoli, 16 Ottobre – Il calore del proprio studiolo è sempre fonte di conforto, finanche allorquando, al fine di garantirsi il pane, s’è chiamati a dedicare un’intera giornata a scartabellare le pronunzie più significative rese da giudici sparsi qua e là per il territorio Italiano: anche questa, a mio sommesso dire, è un’occasione per apprendere, per aggiornarsi costantemente, per crescere sempre di più.

Come sosteneva avvedutamente De André, “…è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti”: la seconda ondata è oramai palese, ma v’è ancora chi, convinto di agire in un’ottica di contenimento dei contagi, finisce col mettere a serio repentaglio il futuro della propria terra.

Non senza un ampio margine di rammarico, mi tocca muovere in questa sede una serie di critiche al contenuto dell’Ordinanza n. 79, da ultimo varata dalla Giunta della Regione Campania, nel cui corpus è contenuta una serie di disposizioni da ritenersi totalmente fuori luogo, se non addirittura idiote.

Appena son rientrato a casa (asciutto, per fortuna!), non ho aspettato un attimo a collegarmi – come sempre – ad internet, fervente dal desiderio di leggere con attenzione il provvedimento in parola, anche se nella mia mente balenava già qualche idea in merito alle disposizioni ivi contenute, riassunte dai principali quotidiani con un linguaggio di sicuro più comprensibile a chi, purtroppo, non ha avuto la fortuna di potersi formare adeguatamente.

Sebbene la maggior parte dei contagi si sia registrata all’esterno degli istituti di istruzione, l’organo di governo regionale ha assunto la decisione di sospendere ogni attività didattica in presenza in seno alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie laddove esse siano incompatibili con lo svolgimento da remoto (art. 1, p. 1.5); di contro, si è stabilito di non fermare del tutto l’attività di palestre, pubs, ristorantini, localini, et cetera.

Il Presidente De Luca, nonostante l’iniziale bona gestio della drammatica situazione venutasi a creare nei mesi scorsi, ha colpito il palo in pieno: dopo aver più volte palesato il bisogno di porre in essere ogni misura necessaria a valorizzare ed educare i giovani, egli – forse al fine di evitare possibili ritorsioni da parte di qualche comitato di gestori di locali, ristoratori e compagnia bella – ha optato per il lockdown scolastico, buttando letteralmente nel gabinetto quanto sinora costruito (seppur a fatica) a livello statale e territoriale.

Un ulteriore paradosso dell’ordinanza in commento va identificato nella scelta di non rendere oggetto di sospensione delle attività in presenza nelle Università, seppur limitatamente a quelle relative agli studenti di primo anno.

Esimio Presidente, avendo frequentato la facoltà (poi dipartimento) di giurisprudenza dell’Ateneo Federiciano, posso affermare con certezza che le aule più piene sono, guarda caso, proprio quelle ove si tengono le lezioni delle materie oggetto d’esame per le “matricole”: ricorderò vita natural durante quel 3 ottobre 2011 – giorno in cui ebbe inizio il mio percorso accademico -, quando l’aula 27 (poi intitolata al professor Amirante) del plesso di via Porta di Massa impiegò un nanosecondo a gremirsi in vista della lezione di diritto costituzionale. Beh, secondo Lei le aule universitarie – a prescindere dall’anno cui lo studente è iscritto – non sono luoghi di assembramenti, abbracci e baci fuori luogo, scambio continuo di libri, appunti e registratori?

A ciò si aggiunga che, a differenza di fanciulli ed adolescenti, lo studente universitario è da considerarsi oramai in grado di comprender da solo il contenuto di un manuale (anche se, talvolta, il bisogno di qualche dritta si ravvisa) e/o di collegarsi ad una piattaforma telematica che gli permetta di seguire i corsi comodamente da casa; al contrario, un bambino od un teenager ha delle esigenze educative indubbiamente maggiori, le quali richiedono, ex se, la presenza costante di una guida in carne ed ossa.

Auspico vivamente che si operi quanto prima un cambiamento di rotta: ne va del futuro dei nostri discendenti, nonché del prestigio di una terra in cui la formazione è stata sempre considerata, negli anni addietro, come priorità assoluta.

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