IL PUNTO – La pena detentiva: sempre realmente rieducativa nelle carceri italiane ed europee?

Napoli, 10 Febbraio – Stiamo seguendo, da giorni col fiato sospeso, nei vari Tg, la drammatica esperienza detentiva (anzi l’incubo esistenziale-detentivo) di Ilaria Salis. Pure non potendosi sindacare, a causa della ovvia impossibile conoscenza del contenuto degli aspetti peculiari della vicenda penale e processuale-penale in oggetto, sul regime detentivo che l’interessata sta subendo in Ungheria (anche se nulla mai giustifica il tenere al guinzaglio ed in catene un/a detenuto /a durante un’udienza in sede penale), viene da chiedersi: perché la politica nostrana e le associazioni a tutela dei diritti dei detenuti stanno affrontando la questione con tanta disinvoltura?

I diritti umani dei detenuti, a livello nazione ed europeo, sono ancora una volta relegati nella sfera della demagogia, volta ad ipnotizzare il popolo italiano ed i vari popoli europei, in procinto delle elezioni politiche nazionali, tese alla instaurazione del “nuovo” Esecutivo, secondo le leggi vigenti in Italia e nei vari Paesi Europei, di volta in volta, coinvolti? Ci si mobilità per la Palestina e non per evitare trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei detenuti. Non è questa ipocrisia mediatica e politico-sociale anche indotta?

Poco o nulla si conosce della vita carceria italiana ed anche europea, per non parlare, tra l’altro, del drammatico rapporto tra madri detenute e figli e figlie anche in tenerissima età (per approfondimenti a tal proposito, invito a leggere, a cuore aperto, l’ottimo libro di Paolo Siani, Anna Catalano, Lorenzo Chieffi, Samuele Ciambriello, Carla Garlatti, Paolo Lattanzio, Lorenzo Marone, Gemma Tuccillo “Senza colpe Bambini in carcere” Guida Editori). Destiamoci dal torpore tranquillante pilotato e non restiamo volontariamente sordomuti rispetto a tali gravi ingiustizie socio-giudiziarie ampiamente intese.

I politici delle maggioranza e della opposizione dell’Esecutivo nostro e dei Paesi europei coinvolti, di volta in volta, abbiano il civile coraggio di sincerarsi, personalmente, di quanto sia grave la situazione socio-detentiva contemporanea.

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