Attualita'

DURO COLPO

Napoli, 30 Dicembre – Con l’avvento della campagna vaccinale s’è intravisto uno spiraglio di luce nel mezzo del tunnel oscuro che l’umanità sta percorrendo: malgrado le plurime baggianate che promanano dalla bocca di taluno, i vaccini in circolazione stanno riscuotendo un successo strepitoso, data la loro capacità di sbarrare la strada al Covid-19.

Cionondimeno, quella di ieri è stata una giornata latrice di mestizia: alle dodici e venti circa, s’è registrata in Croazia una scossa sismica di magnitudo 6.4 della Scala Richter, con epicentro a 44 chilometri a sud-est della capitale Zagabria.   

Appresa questa tragica notizia, mi è tornato in mente un componimento di Giuseppe Ungaretti, dal titolo “San Martino del Carso“, che imparai a memoria in terza media: il poeta – che combatté in prima linea durante la Grande Guerra -, nei suoi struggenti versi, descrive chiaramente le condizioni pietose in cui le violentissime battaglie avevano ridotto uno dei paesini siti sull’Altopiano Carsico, oltre a sottolineare che molti dei suoi compagni di trincea, con idee affini alle sue (“…di tanti che mi corrispondevano…“), non ne erano usciti vivi.

Ebbene, anche la città di Petrinja versa ora in uno stato simile: il centro storico è completamente distrutto, e dei molti degli stabili ivi ubicati non è rimasto – per citare ancora Ungaretti – “…che qualche brandello di muro“. Inoltre, a quanto ho appreso, diverse persone, oltre a rimetterci la propria casa e/o il luogo d’esercizio della propria attività, ci han lasciato anche le penne: questo è stato un colpo durissimo, se si considera che ultimamente la Croazia figura anche tra le nazioni teatro di contagi (e di decessi) da Sars-CoV-2.

Lo scenario descritto nei versi ungarettiani e quello mostrato dalle fotografie di Petrinja diffuse dai media sono identici (o quasi), ma i terremoti, ancorché sovente prevedibili, non sono frutto della cattiveria umana, bensì fenomeni naturali: nonostante si siano registrati notevoli progressi a livello scientifico, i nostri simili non hanno (né mai avranno, presumibilmente) la capacità di evitare i terremoti, sebbene li si riesca a prevedere – ed a rilevarne la potenziale entità – in tempi piuttosto celeri.

Non va poi trascurato che la Croazia è lo stato più “giovane” dell’Unione Europea, della quale è entrata a far parte il primo luglio duemilatredici: ora più che mai è d’uopo metter da parte ogni forma di egoismo sovranista e/o pretesa pazzoide, perché il duemilaventi, che sta per volgere al termine, è stato l’anno più tragico del Terzo Millennio. La popolazione mondiale ha subito e sta subendo un’autentica decimazione: la “Storia della Colonna Infame“, in cui Alessandro Manzoni descrive minuziosamente la terribile epidemia di peste che nel 1630 colpì la città di Milano, ha assunto, purtroppo, connotati di attualità.

Tuttavia, la maggior parte delle persone (ed in ciò sta il dato irritante) continua a render manifesta la propria strafottenza, specie in questo particolare periodo natalizio: gli hard times di dickensiana memoria – vuoi per la povertà educativa, vuoi per il difetto di senso civico -, ohi noi, cedono il passo all’idolatria di veglioni, bottiglie di spumante, assembramenti, sostegno a negazionisti e no-vaxet cetera.

Vogliam capirlo, o no, che è in atto una catastrofe? Vogliamo ficcarci nella testa che dobbiamo piantarla di fare inutili piagnistei?

Se solo si leggesse un po’ di più, di certe condotte non si vedrebbe neanche l’ombra!

  

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