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Campania, Istituti penitenziari. Ciambriello: “Si avverte un forte malessere nelle carceri campane. Servono psicologi e psichiatri”

Napoli, 10 Novembre – “Si avverte un forte malessere nelle carceri in Campania. Abbiamo 7.200 detenuti di cui 1.400 sono tossicodipendenti e quasi 400 stanno dentro con una malattia mentale, un disagio psichico e mancano strutture e terapisti”. Così Samuele Ciambriello, garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, introduce il convegno “La salute mentale nelle carceri, le misure alternative per coloro che soffrono di disturbi psichici, le articolazioni psichiatriche nelle carceri, le Rems” (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), che ha organizzato insieme alla Conferenza Nazionale dei Garanti, svoltosi nella sede della Regione Campania.

Dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari nel 2015 “oggi abbiamo – spiega Ciambriello – solo 2 Rems in Campania, una a San Nicola Baronia e un’altra a Calvi Risorta, con 40 posti. Abbiamo attualmente una settantina di persone in attesa di entrare e abbiamo 104 posti nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura. Ma io oggi non dico solo che servono più strutture Rems, dico che servono più risorse umane di psicologi e psichiatri nelle carceri. Serve anche che apriamo strutture all’interno del carcere di Poggioreale, dove ci sono interi reparti pieni di detenuti malati di mente che hanno bisogno a tempo pieno di uno psichiatra, di uno psicologo. Invece, oggi, su 2.100 detenuti a Poggioreale ci sono appena 2 psichiatri”.

Per Ciambriello questi dati sulla Campania restituiscono “una fotografia in bianco e nero – dice – che impone di mettere intorno a un tavolo l’amministrazione penitenziaria, l’asl, gli operatori, per dare piena attuazione al diritto alla salute, tutelato dalla Costituzione come fondamentale, sia per noi che per i diversamente liberi. Bisogna anche potenziare i servizi psichiatrici sul territorio, perché non è raro che familiari che hanno figli con problemi e disturbi li denuncino per esasperazione, mandandoli in carcere come persone socialmente pericolose”.

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