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Bruxelles, la Cooperativa “La Paranza” di Napoli su invito della Commissione Ue presenta il progetto di rigenerazione sociale del Rione Sanità

Napoli, 9 Aprile – La crescita occupazionale, che è passata da 5 a 70 lavoratori di cui il 50% selezionato tra i giovanissimi frequentatori dei centri educativi del quartiere; l’età media dei cooperatori di 33 anni con il 40% di essi che ha migliorato il proprio titolo di studio dopo l’esperienza in cooperativa e il 75% che ha scelto di vivere al Rione Sanità; gli oltre 14.000 mq di patrimonio culturale recuperato in diciotto anni tra chiese, catacombe, affreschi e altri pezzi di “eredità culturale”.

Questi alcuni dei risultati che sono stati presentati oggi dalla cooperativa di Napoli “La Paranza”, che sta trasformando il Rione Sanità di Napoli e che, su invito della Commissione Ue, ha presentato il processo di rigenerazione sociale del quartiere al gruppo di esperti sul Patrimonio Culturale riunitosi a Bruxelles. La direzione generale dell’Istruzione, della gioventù, dello sport e della cultura (EAC) della Commissione Europea ha invitato La Paranza, convinta che “la sua esperienza possa servire da esempio ad altre istituzioni e amministrazioni in Europa”.

A rappresentare la Paranza a Bruxelles, sono stati due giovani del quartiere e membri della cooperativa, Susy Galeone e Antonio Lenti che hanno spiegato come lavora La Paranza, che dal 2009 gestisce le catacombe di Napoli e presto anche il cimitero delle Fontanelle: “prendersi cura del patrimonio culturale significa prendersi cura delle persone”, come recita il titolo già scelto per presentare l’impegno quotidiano della cooperativa nel catalogo “Cultural Heritage in Action”, pubblicato dall’Unione Europea nel marzo 2023 per fornire alle città e alle regioni d’Europa linee d’indirizzo e casi esemplari per affrontare le principali sfide della contemporaneità attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale.

Il racconto di come è stato possibile attuare il processo di rigenerazione del Rione Sanità valorizzando il patrimonio culturale di oggi è affrontato ripercorrendo momenti storici diversi, a partire dall’arrivo del parroco don Antonio Loffredo. Susy Galeone è infatti uno dei soci fondatori della cooperativa, mentre Antonio è entrato a farne parte subito dopo la pandemia. Emerge chiaramente dai due interventi, la diversità del contesto di partenza: un rione senza speranza quello di Susy, un quartiere diventato simbolo di speranza, quello in cui è cresciuto Antonio.

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