ORSINI, GRILLINI E STORIOGRAFIA

Napoli, 28 Marzo – Le idee potevano essere certamente deducibili, le loro particolarità non rappresentano altro che un senso unico di queste idee (non chiare) di molti parlamentari grillini che salgono su e giù nel mondo dei giudizi mantenendo un termometro d’espressione sempre molto alto. Si potrebbe dire che non sia un caso, data l’intuizione ripresa in vari casi del passato. Fondamentalismo nei criteri di giudizio verso stati europei, “questo fa così ed è bene” senza tenere un minimo di riferimento a quello che è l’Italia.

In maniera molto composta nei talk show A. Di Battista (ex M5S) aveva espresso la sua idea sulla guerra in Ucraina, non infornare altre armi nel calderone del conflitto e rivisitazione delle idee passate riguardo l’UE e la Nato nei confronti della Russia. Come uno scontro tra neutralisti e interventisti, in questo caso si è aggiunta una terza idea, nata ovviamente dall’opinione pubblica dei social e dei talk show, che vuole una ricognizione sui fatti e dei perché la Russia è stata portata all’inevitabile invasione dell’Ucraina (notare quanto si fa sentire la rabbia per qualcosa che sembra incomprensibile).

Sappiamo bene quanto Putin, e tanti altri, siano stati apprezzati da varie parti del M5S. Non solo lui. Il movimento sta attraversando un periodo di mutamento e questo è figlio della grande contraddizione che è stato (chiamiamolo abbaglio o fraintendimento). La contraddizione di una forza che si fregia di eguaglianza e legge morale a cui affidarsi ma che porta con sé una motrice di pregiudizio e componenti indefinibile, causati forse dalla corsa sul carro della vittoria di persone.

Anche qui la politica di definizione e non di movimento (notare quanto fa ridere e spaventa il doppio senso tra il nome dei 5 stelle e stile politico) ha portato indubbiamente a innumerevoli tracolli ideologici e politici degli elementi che si sono sentiti sovranisti. Non è un caso che adesso quella parte richiede, con motivi sbagliati, un meeting parlamentare con Putin e sicuramente questi desideri si potevano ampiamente immaginare. Ma il fascino del totalitarismo a chiusura dei conti affascinava il Grillini votanti del 2018 ma ne riparleremo presto.

Allora Orsini e Grillini stanno esprimendo la stessa cosa? Potrebbe sembrare ma c’è una grande differenza tra quello che è il nuovo avversario del gruppo Gedi, vedi “La Repubblica” (sarà un caso che lo fa adesso che è sotto contratto con Travaglio) e quello che voglio i fan di Putin. Siamo a questo.

Giusto ascoltare Di Battista, giusto ascoltare Orsini, giusto ascoltare le idee a riguardo. Orsini sta offrendo una rilettura veritiera di quello che sta succedendo. Un’interpretazione diversa. Questa a livello politico è utilizzata spesso (o sempre) a piacimento. L’allarme che si sta dando è quello di non rifarsi a una sola rilettura e in base a questa prendere decisioni avventate ma prendere in considerazione tutto ciò che ci è stato insegnato dal passato.

Si pensi a quanto sia stato concesso alla Germania nazista da stati europei come Regno Unito e Francia prima dell’invasione della Polonia, lì aveva prevalso una rilettura storica di “evitare la guerra a tutti i costi” e così prima l’Austria, poi l’intervento in quello che era la Cecoslovacchia e poi la Polonia. Un eccesso di diplomazia potremmo dire, da parte degli stati vincitori della prima guerra mondiale.  Così, oggi, dovremmo accettare tutte le interpretazioni fornite dalla storia anziché chiudere l’informazione alle idee. Ovviamente post opera di accurato discernimento.

Allora cosa si chiede ai grandi di politica e informazione. Cosa si chiede a chi elegge i suoi rappresentanti. Equità e ascolto in cambio di temi ben studiati e trattati. Indurre studio anziché banalizzare un conflitto che ci vede già coinvolti col carovita. Perché il dubbio è ciò che muove lo studio anche delle proprie sicurezze rendendole più ampie e accurate. Un lavoro faticoso ma un dovere per una democrazia liberale.

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