Napoli, 1 Giugno – Aprire i giornali pochi minuti dopo l’exit poll è stato un duro colpo: ho appreso, infatti, che la Lega, partito d’estrema destra che promuove ideali xenofobi ed eccessivamente nazionalisti, s’è aggiudicata il maggior numero di consensi alle ultime elezioni dei membri dell’Europarlamento spettanti all’Italia.
Diversi Concittadini, cari Lettori, sono ancora fermamente convinti che il mutamento radicale in melius da essi auspicato possa aver luogo solo gettando nel pozzetto i diritti e le libertà per cui i nostri antenati han lottato duramente, spesso rimettendoci la pelle; ma non è certo escludendo il “diverso” che si contribuisce alla crescita di una civitas. Al contrario, si correrebbe il pericolo di farla sprofondare nel baratro e di lederne il prestigio, specie in un contesto democratico come quello in cui, nonostante mille avversità, abbiamo il privilegio di vivere ed operare: infatti, i più formati potrebbero asserire – direi giustamente – che i sostenitori del “cambiamento” non abbiano ripassato scrupolosamente (o forse neanche sfogliato) i manuali di storia adottati in quinta superiore, dal momento che questi signori si recano ai seggi inconsapevoli di aver ceduto alle lusinghe da chi, in realtà, è animato da brame di accentramento del potere nelle proprie mani. Questo, come molti sanno, prelude al totalitarismo.
Un altro aspetto che intendo porre in evidenza è il fatto che un risultato del genere sia stato raggiunto a livello di Unione: chi ha inteso apporre la crocetta sul simbolo del Carroccio ha preso una decisione indubbiamente pericolosa, dato che gli esponenti di questo partito mirano a far disgregare quanto prima quella comunità economica e politica per la cui istituzione Robert Schuman si è battuto non senza fatica. L’intento che costui si prefiggeva era far sì che i popoli del Vecchio Continente, profondamente segnati dagli effetti cui la Seconda Guerra Mondiale aveva dato luogo, ponessero le basi per il mantenimento di pacifiche relazioni nell’avvenire: acciocché tale sogno potesse tramutarsi in realtà, era necessario un progressivo abbattimento delle barriere, quale che ne fosse la natura.
Non tutti, però, conoscono approfonditamente la storia di quell’unione che, malgrado le avversità, continua a reggersi in piedi: tale ignoranza ha spinto diversi Italiani a pensare che la “crisi” fosse conseguenza diretta dell’appartenenza all’UE, accusando quest’ultima di “ladronerie”.
Cari Lettori, Vi invito a non lasciarvi fuorviare da programmi politici tendenti alla divisione tra i popoli: la divisione dell’Europa in fette di salame, infatti, potrebbe rivelarsi foriera di un insanabile conflitto suscettibile di mietere un numero di vittime non indifferente.
Non dobbiamo cedere, dunque, ai lenocini di un gruppo di buffoni, bensì aderire all’invito, rivoltoci diversi mesi fa dall’ex presidente Uruguaiano Pepe Mujíca, a “tenerci stretta l’Unione Europea”: solo in questo modo, infatti, sarà possibile continuare a vivere in pace, garantendo ai nostri discendenti un avvenire dignitoso. L’Unione fa la forza!