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La terra dei Fuochi un dramma silente, Analisi del Prof. Giordano in esclusiva sulle pagine del blog di Paolo Falco

PAROLE FORTI COME IL TITOLO DEL BLOG DI PALO FALCO CHE OSPITA IN ESCLUSIVA L’ARTICOLO DEL GRANDE RICERCATORE ANTONIO GIORDANO SULLA TERRA DEI FUOCHI.

Napoli, 9 Maggio – Lo segnala l’istituto Superiore di Sanita’: la situazione dei 45 siti di inquinamento oggetto di osservazione da ben 13 anni sta peggiorando in termini di incidenza ma anche di mortalita’.

Anche in considerazione di questa emergenza nell’emergenza ho accettato di coordinare il progetto “Veritas”, che si prefigge l’obiettivo di dosare la concentrazione di inquinanti chimici, metalli (As, Cd, Hg e Pb) e PCB, in fluidi biologici al fine di verificare eventuali differenze di rischio di salute fra i residenti nelle diverse aree territoriali campane.

Piu’ nel dettaglio, abbiamo previsto di reclutare 125 soggetti volontari così suddivisi:  

– 100 pazienti malati di tumore residenti nei comuni sopramenzionati;

– 10 soggetti sani residenti nei comuni sopramenzionati;

– 15 soggetti sani residenti in comuni non appartenenti alla Terra dei Fuochi.

Nel sangue di questi volontari sono stati dosati i livelli di: arsenico, cadmio, mercurio, piombo, policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani, policlorodibenzofenili, polibromodifenil, eteri.   La scelta di soffermarci su tali composti è stata dettata dal fatto che tutti sono noti per essere tossici per la salute umana al punto che, per alcuni di essi, addirittura, è stato imposto un limite di emissione. Il dosaggio di tali composti, quindi, potrebbe aiutarci a comprendere meglio la stretta correlazione esistente tra l’ambiente ed il cancro. 

E’ stato effettuato anche un ulteriore controllo dal momento che le medesime analisi sono state effettuate anche su un’altra matrice biologica: il capello.  L’analisi dei minerali presenti nel capello è un test che potrebbe risultare utile, completando le indagini cliniche già in uso, potendo offrire informazioni sulla funzionalità del metabolismo. E’ doveroso sottolineare che  quest’ultima analisi va sempre integrata con i dosaggi ematici dal momento che la concentrazione degli inquinanti nel sangue potrebbe alterare lo stato di salute di un paziente. 

Far partire un progetto di biomonitoraggio, al momento, è una realtà ancora molto rara. L’idea e’ quella di procedere all’ esclusiva valutazione dello stato di intossicazione di pazienti residenti nei comuni identificati come “Terra dei Fuochi” e, contemporaneamente, sensibilizzare la popolazione nei confronti di questa problematica.  In linea generale i progetti di bio monitoraggio ambientale si prefiggono l’obiettivo di valutare lo stato di intossicazione dei malati, ma anche dell’ambiente inteso come suolo, acqua, alimenti etc.

Oltre ad esserci inizialmente concentrati sul reclutamento di persone residenti in comuni che, grazie ad altri importanti studi epidemiologici, sono stati definiti “Terra dei Fuochi” abbiamo effettuato “l’arruolamento”, solo dopo una accurata analisi anamnestica, la quale ci ha dato la possibilità di escludere dal progetto i pazienti la cui etiologia è certa e, soprattutto, sicuramente dovuta ad alterazioni genetiche/cromosomiche, il che ci ha offerto la possibilità di ridurre il più possibile gli effetti confondenti.

L’avvio di un intenso programma di indagini epidemiologiche per comprendere il livello di contaminazione della catena alimentare, la creazione dei registri tumori e di altre patologie, nonche’ le opere di bonifica sono fondamentali per cercare di arginare l’aumento di patologie tumorali. 

Nella terra dei fuochi (due milioni di abitanti a Sud di Caserta e a Nord di Napoli), negli ultimi dieci anni, non e’ cambiato molto. Anche se qualcuno sostiene che si sotterrano quantita’ inferiori di rifiuti tossici o si accendono meno roghi, la gestione dei rifiuti tossici in campo nazionale continua a basarsi sulla commistione di attivita’ legali ed illegali.

Molte imprese continuano a smaltire illegalmente i rifiuti tossici, danneggiando l’aria, l’acqua, i prodotti alimentari, ma anche gli onesti imprenditori che si trovano, inevitabilmente, a fronteggiare una concorrenza sleale: chi affronta costi di smaltimento piu’ alti e’ costretto a “caricare” maggiormente i propri prodotti, rispetto a chi elude il rispetto della legge. 

Per il 2019 l’Istituto Superiore di Sanita’, attraverso il Progetto Sentieri, ha osservato che la situazione epidemiologica dei quarantacinque siti tenuti sotto controllo da tredici anni e’ notevolmente peggiorata non solo sotto il profilo dell’incidenza, ma anche della mortalita’.

Mentre in citta’ del nord Italia, come Mantova o Brescia, gli interventi politici hanno favorito un miglioramento della situazione, in Campania, dove i siti inquinanti sono stati individuati sul territorio “a macchia di leopardo”, la situazione desta preoccupazione. Anche l’associazione Isde Medici per l’ambiente lancia il suo allarme, chiedendo che vengano individuati i responsabili nei settori della sanita’ e dell’ambiente in Campania e, tanto, in considerazione dell’aumentato rischio di ammalarsi di cancro in eta’ giovanile ed infantile. 

L’eccesso di incidenza rispetto ai coetani che vivono in zone non a rischio e’ del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, del 66% per la leucemia mieloide acuta, il 50% per i linfomi non Hodgkin e il 36% per i tumori del testicolo.

Inoltre, la Campania da SIN (sito di interesse nazionale con costi per la bonifica a carico dello Stato e’ stata declassata a SIR (sito di interesse regionale con costi per la bonifica a carico della regione) e, questo, potrebbe anche spiegare perche’ alcuni politici locali continuino a minimizzare il problema o, quantomeno, a non tenere alta l’attenzione sulla questione. 

Napoli e la Campania detengono il primato per il maggior numero di reati ambientali ma la situazione non e’ certo migliore nel centro e nel nord della Penisola. Purtroppo, anche qui, si parla di “terra dei fuochi”. 
 

Antonio Giordano é un accademico, oncologo, patologo, genetista e ricercatore italiano naturalizzato statunitense, autore di oltre 400 pubblicazioni su peer-reviewed journals, e detengo numerosi brevetti internazionali relativi alla scoperta di nuovi geni e a nuovi metodi per la diagnosi e la terapia dei tumori. Tra le sue molteplici attività di ricerca vi è quella volta all’attivismo nell’ambito della denuncia dei fattori ambientali causa di un incremento delle patologie tumorali. Ha infatti legato la sua carriera di ricercatore a quella di divulgatore scientifico, impegnandosi soprattutto nel rendere noti il collegamento tra l’ambiente inquinato dai rifiuti tossici e l’aumento dei rischi di insorgenza delle patologie tumorali per la popolazione della Regione Campania. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte blog del dott. Paolo Falco

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