Cultura

ER LEBT NOCH

Omaggio a Rolf Knütel (23 dicembre 1939 – 25 settembre 2019)

 

Napoli, 23 Dicembre – La frase scelta come titolo potrebbe apparire un paradosso, giacché va resa in Italiano con “lui è ancora vivo”; tuttavia, mettendo da parte le (odiosissime e sovente inappropriate) traduzioni meramente letterali, tali parole riflettono esattamente ciò che provo quest’oggi: il fatto che Rolf Knütel non sia più fisicamente tra noi non significa affatto che egli – come, erroneamente, si suol dire dalle nostre parti – non ci sia più, in quanto il ricordo di una persona così speciale non potrà mai scomparire dal cuore di chi, a vario titolo, ha avuto la grazia di conoscerlo, frequentarne la casa ed apprezzarne l’instancabile impegno.

V’è chi lo ricorderà come “der Professor“, chi come l’autore di tante pubblicazioni, chi, invece, come l’anima del Juridicum Bonnense, in seno al quale ha lavorato con imparagonabile alacrità, contribuendo significativamente all’evoluzione degli studi romanistici; quest’oggi, tuttavia, nutro il proposito di porne ancora una volta in evidenza la personalità, partendo dal contenuto delle e-mail da lui speditemi negli ultimi anni della sua vita.

Nonostante fosse già parzialmente segnato dalla malattia, egli si è sempre preoccupato di rispondere ai miei messaggi col calore di sempre, talvolta addirittura scusandosi per i tardivi riscontri dovuti alle sue sempre più frequenti degenze in clinica.

Quel ventidue maggio duemiladiciannove è un giorno destinato a permanere nel mio cervello per l’intera durata della mia vita: a quella data, infatti, risale l’ultima sua e-mail (od almeno la più recente di cui io disponga tuttora), il cui tenore – purtroppo – non lasciava presagire nulla di fausto: le sue condizioni si erano aggravate, la qual cosa lo costringeva ad un continuo andirivieni tra casa e clinica universitaria; tuttavia, egli cercava sempre di tranquillizzarmi, palesando sempre la sua voglia di combattere, di non mostrare alcun segno di resa.

Anche nel periodo che ha immediatamente preceduto la sua Nascita al Cielo, Rolf continuava a preoccuparsi dei suoi studi, in particolare della traduzione in lingua Tedesca del Corpus Juris Civilis giustinianeo: non si tratta di un lavoro facile, sebbene il compianto maestro conoscesse a menadito il Latino; eppure, egli era convinto che ogni termine contenuto nella raccolta di Giustiniano potesse essere tranquillamente reso in Tedesco, finanche le parole più “tecniche”, che spesso si preferisce non tradurre.

All’inizio del mio periodo di studi a Bonn non avevo ancora un’adeguata conoscenza della lingua di Oltrebrennero: per ovviare a tale problema, Rolf si rendeva spesso disponibile per farmi far pratica, dialogando con me tanto via mail quanto dal vivo, nel grazioso giardino della sua villa di Pech, nella cittadina di Wachtberg. Per agevolarmi nella comprensione del suo idioma, mi fece dono di una sua traduzione delle Institutiones, opera didattica che apre il Corpus Juris Civilis: si tratta, in sostanza, del primo manuale giuridico “completo”, giacché si proponeva di agevolare i futuri giureconsulti nella comprensione dei vari istituti, basandosi sul contenuto delle “Istituzioni” composte da Gaio alcuni secoli prima.

Ebbene, siccome non conoscevo appieno il linguaggio tecnico del diritto, fondamentale per superare gli esami da me inseriti nel piano di studi, decisi di iniziare subito a leggere la traduzione succitata, cosa che mi agevolò considerevolmente: il risultato, com’è ovvio, non tardò ad arrivare, anche perché gli insegnamenti di Knütel – che mi seguiva con costanza e scrupolosa cura in un percorso tutt’altro che facile – mi hanno permesso di acquisire quel metodo di studio pratico che tuttora è mio costume adottare.

L’assenza fisica di una persona cara è un peso alquanto consistente a livello interiore, ma tenerne vivo il ricordo è senz’altro d’aiuto per affrontare i molteplici problemi che la vita di ogni giorno, ohi noi, ci riserva.

Ringrazio ancora una volta il caro Rolf per avermi fatto capire che gli ostacoli non vanno aggirati, bensì “saltati” con quella forza di cui il Signore ci fa dono: come affermava Sepúlveda, “vola soltanto chi osa farlo“!

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