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Elezioni in Francia, dibattito e dialogo in base a cosa votano i Francesi

Napoli 21 Aprile – Nei momenti caldi della politica estera e della tremenda situazione di guerra in Europa si apre una finestra interna che ha come panorama le elezioni politiche francesi.

Riprendendo le voci che girano su parecchi quotidiani transalpini, la distanza tra i due candidati arrivati al ballottaggio – Emmanuel Macron e Marine Le Pen – sarebbe di 10 punti (55% – 45%) a favore del presidente della Repubblica uscente. Le stesse voci a loro volta, parlano dell’importanza dei dibattiti che si avranno nei prossimi 5 giorni che sono quelli che mancano per il momento delle urne. I dibattiti in questione sono giudicati, ancora, caratterizzanti per l’esito delle elezioni.

Dibattito. Si confronteranno su temi accordati in precedenza, mettendo in risalto le proprie idee e provare a farle rivalere sull’avversario. Un confronto che avrà risultati favorevoli o sfavorevoli per entrambe le parti.

Molte attenzioni vengono poste sullo scontro tra il leader di En Marche e la radicale di estrema destra. In controcorrente, però, si vede chiaramente – da parte di un laureato in filosofia come lo scrittore dell’articolo – che questa attenzione giace sulle ceneri del Dialogo.

Tanti votanti sono già di partito preso. Gli indecisi pronti ad ascoltare avendo come fine il valutare la politica migliore sono pochi. Nella nostra epoca social, tutti hanno un giudizio su tutto. Giudizio che diventa sprezzante (anche se incompetente) e netto. Un anti dialogo convinto questo giudizio. Ebbene se il dialogo è una forza motrice che guarda al futuro e al miglioramento continuo, questo ha poco fascino per chi vuole distruggere l’avversario. Si basti pensare all’Onestà che dovrebbe regnare tra due dialoganti e che già di per sé è un binomio che poco va a braccetto con la politica.

Si basti pensare che la Le Pen è sempre stato un elemento politico di rottura che in Europa è andata decisa verso l’estrema destra. Mentre Macron col suo partito dal 2016 ha accentrato forze di sinistra e destra.

Siamo convinti allora che questo dibattito decida le sorti dei candidati quindi di uno Stato? Probabilmente no. Questo incrementerà l’attenzione mediatica verso le elezioni e magari fomenterà quelle parti estreme pronte ad aggredire l’altra. Potremmo essere convinti che un dialogo rappresenti un’apertura e non un muro. Basti pensare alla potenza del dialogo nel caso che ha visto proprio Macron provare a praticarlo col presidente russo Putin.

La mancanza di apertura al dialogo dello zar causa e continua a causare morte e distruzione in tutta l’Ucraina. Porre attenzione ai temi quindi è più funzionale che creare scontri esasperanti; infine l’impegno della comprensione è per la pace. In questo esempio vediamo quanto è più alta l’attenzione allo scontro anziché a un dialogo di pace.

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