Napoli, 12 maggio – E’ arrivato il momento di gridare al mondo, chi è la persona speciale, che ci ha fatto diventare ciò che siamo, e che forse non siamo stati in grado di restituirle almeno un terzo di ciò che ci ha donato.
E’ il 12 maggio e in molti Paesi del mondo si celebra la “Festa della Mamma”, proprio in onore alla figura più importante della famiglia, probabilmente più del papà. Nella storia di questo avvenimento, vi sono state diverse celebrazioni che si sono accostate alla figura materna, ma non rappresentavano una festa vera e propria come si festeggia oggi. In Italia, il 24 dicembre 1933, è stata una data che ha fatto esaltare, nel quadro della politica Mussoliniana, la celebrazione della “Giornata Nazionale della Madre e del Fanciullo”, dove, in questa occasione, vennero premiate le mamme più prolifiche.
Successivamente, poiché in corrispondenza del Natale, venne un po’ abbandonata. Per quanto concerne la festa della mamma come la s’intende oggi, in Italia, un Senatore della Repubblica, nel 1956, cioè Raul Zaccani, prese l’iniziativa di celebrare per la prima volta la festa nel suo paese a Bordighera. L’anno successivo, a Tordibetto di Assisi, venne celebrata la festa della mamma ad opera di un sacerdote don Otello Migliosi. Ovviamente il prete creò l’occasione per festeggiare la figura della madre in termini più religiosi e mistici rispetto alla madre biologica.
Nel 1958, alcuni senatori tra cui Raul Zaccani, presentarono un disegno di legge per istituzionalizzare la festa della mamma con cadenza annuale nel periodo di maggio. Ci furono fazioni opposte alla proposta perché si riteneva che rendendo la celebrazione ufficiale, potesse diventare una fiera della vanità. Tuttavia la festa prese piede in modo solenne inizialmente l’8 maggio, per poi passare alla seconda domenica di maggio. Negli Stati Uniti, l’attivista Anna Jarvis, celebrò la festa Mother’s Day per la prima volta nel 1908 sotto forma di un memoriale. Tale opera divenne così importante e popolare che il Congresso, nel 1914, fu costretto a deliberare tale celebrazione nella seconda domenica di maggio.
Anche in molti altri Stati furono introdotti i festeggiamenti per la mamma, come ad esempio nel 1917 in Svizzera, nel 1918 in Finlandia, nel 1919 in Norvegia e Svezia, nel 1923 in Germania e nel 1924 in Austria. Oggi si festeggia quasi in tutto il mondo. Credo sia giusto ricordare ogni giorno la propria mamma o il papà, soprattutto quando manca o l’uno o l’altra, o addirittura entrambi. Credo anche che non ci siano parole che possano in qualche modo colmare il vuoto che ha lasciato un genitore, ma io ci proverò, dedicando cuore e mente a mia madre, così da far comprendere a chi ha la fortuna ancora di avere la mamma o il papà, che il giorno che se ne andranno, vi lasceranno un deserto nell’animo:
A Nanà!
Essere madre significa soffrire quando l’ultima lacrima ti sopprime, ed ogni giorno t’indebolisce mentre la tua speranza cresce. Tante volte non sai che fare perché è immenso questo mare fatto di gocce del tuo sudore tenute insieme da un profondo dolore.
Sentirsi madre significa morire per uno scopo e per un avvenire che sia stupendo per chi hai generato e che in realtà non ti ha mai ripagato.
La tua abnegazione al tuo lavoro è una qualità tinta d’oro, così mentre il tempo consuma il tuo cuore ti senti viva poiché infondi amore: ma quando i problemi assillano la mente cerchi rifugio in un modo compromettente e non dai importanza al tuo orgoglio ma a cancellar le difficoltà d’un figlio.
E quando il destino ti lascia sola rinneghi te stessa e il tempo vola dimentichi i rancori e le iniquità poiché il lamento non dà serenità.
Il presente è tutto ciò che importa anche se il ricordo non ti conforta e pensi a questa vita tanto crudele che non dà scampo per chi non la teme.
Adesso che sei stanca e dimenticata cerchi un aiuto ma sei disprezzata, non hai valore e non hai potere in un mondo privo del bene; la bontà che ti riempie di coraggio ti sostiene in questo interminabile viaggio colmo di insidie e di incomprensioni ove non v’è posto per le tue opinioni.
Ciò che t’interessa non è te stessa né la monotonia di un’assurda messa, bensì il futuro di ciò che hai creato e che nel tempo hai costruito.
Un figlio è la proiezione di una speranza una volontà che ti ha dato costanza per quella mèta quasi irraggiungibile ma che la sofferenza ha reso più visibile; e quando il tuo compito hai adempiuto aspetti l’evento che si compia in un minuto, non ti lega più niente a questa vita se non quel vuoto che ti ha avvilita, ma piangere per ciò che è stato ti ha reso madre e ti ha destato.
E’ una follia ciò che hai fatto ma la virtù di te stessa non è un concetto lascia che il tempo tramonti anche per te e riceverai un tesoro più grande degli averi di un Re.
Andrea Montanino
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