Cultura

“Diafanità” di Linda Rege Coletti, una raccolta di poesie granitiche e costruite con cura

Napoli, 18 Marzo – Debutto in libreria per la giovanissima studentessa liceale Linda Rege Coletti (classe 2004) con la raccolta poetica “Diafanità”, editata dalla Aletti nella prestigiosa collana “I Diamanti” e presentata da Alessandro Quasimodo, figlio del Poeta Premio Nobel Salvatore.

Linda, che risiede in Valle di Susa, è un’amante dei libri, li divora con assiduità. Scrive versi con costanza, ma fino al 2019 ha preferito tenerli per sé. Poi, li ha resi pubblici con la creazione del blog letterario @graphophilia sulla piattaforma social Instagram ed ora in maniera ufficiale con la pubblicazione di quest’opera, disponibile sia in cartaceo che in ebook.

Linda Rege Coletti

Le sue, sono poesie brevi, cariche di forza, costruite con cura. Linda prende sul serio la vocazione poetica, consegnando un’opera ricercata, necessaria, che si distingue tra le tantissime in circolazione. Anche nella scelta del titolo, «Diafanità», che, come avvisa Quasimodo nella prefazione che ha stilato personalmente per questo volume, è un «vocabolo che raramente incontriamo nel linguaggio quotidiano» e «indica proprio la trasparenza dell’acqua, del vetro e dell’atmosfera; si associa alla delicatezza e alla fragilità».
Emerge dai versi il bisogno di poesia. Per Linda, continua Quasimodo, comporre ha ancora un senso, così come la cura meticolosa del verso, con «la ricerca formale di un lessico scelto, di figure retoriche opportune, come l’antitesi, la metafora e l’anastrofe».

Linda ha fatto suo l’insegnamento di Anne Sexton, che invitava ad essere cauti con le parole affinché vengano scelte quelle giuste. La giovane poetessa le ha valutate con attenzione perché è proprio là dentro che è possibile trovare quella parte più nascosta di se stessa, che nella vita è difficile far arrivare agli altri. A chi si avvicina ai versi, è richiesta però una collaborazione attiva (“la sostanza va ricercata, / per comprenderti dovranno setacciare /queste tue diafanità”).

C’è, in questi versi, la rassegnazione del tempo che passa, facendo avanzare il disincanto che si impone come sguardo sul mondo. Ma resta il potere salvifico delle parole. La forza di una poesia. Così granitica e corporea, rappresentata come “templare caduto in Terra Santa, / rantolando tra la polvere parole sofferte. / Lì giace immobile, solida quanto il suolo”.

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