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Angelus, Papa Francesco: “Abbiamo bisogno di incoraggiamento. Viviamo ancora tempi incerti e difficili a causa della pandemia”

Roma, 1 Gennaio – Se diventiamo “artigiani di fraternità, potremo ritessere i fili di un mondo lacerato da guerre e violenze”. Così Papa Francesco prima della recita dell’Angelus. “Il nuovo anno inizia con Dio che, in braccio alla Madre e adagiato in una mangiatoia, ci incoraggia con tenerezza. Abbiamo bisogno di questo incoraggiamento. Viviamo ancora tempi incerti e difficili a causa della pandemia. Tanti sono intimoriti dal futuro e appesantiti da situazioni sociali, da problemi personali, dai pericoli che provengono dalla crisi ecologica, da ingiustizie e da squilibri economici planetari”, ha sottolineato il Pontefice.

Guardando a Maria con in braccio il suo Figlio, penso alle giovani madri e ai loro bambini in fuga da guerre e carestie o in attesa nei campi per i rifugiati. Sono tanti”, aggiunge. “E contemplando Maria che adagia Gesù nella mangiatoia, mettendolo a disposizione di tutti, ricordiamo che il mondo cambia e la vita di tutti migliora solo se ci mettiamo a disposizione degli altri, senza aspettare che siano loro a cominciare. Se diventiamo artigiani di fraternità, potremo ritessere i fili di un mondo lacerato da guerre e violenze”.

“C’è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni. E questo le madri sanno farlo”. Ne è convinto il Papa, che nell’omelia della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, in cui si celebra la Giornata mondiale della pace, ha spiegato che lo “sguardo inclusivo” di Maria, “che supera le tensioni custodendo e meditando nel cuore, è lo sguardo delle madri. Non separano le tensioni, custodiscono le tensioni e così cresce la vita. È lo sguardo con il quale tante madri abbracciano le situazioni dei figli”.

“È uno sguardo concreto, che non si fa prendere dallo sconforto, che non si paralizza davanti ai problemi, ma li colloca in un orizzonte più ampio“, ha proseguito Francesco, evocando “i volti delle madri che assistono un figlio malato o in difficoltà”: “Quanto amore c’è nei loro occhi, che mentre piangono sanno infondere motivi per sperare! Il loro è uno sguardo consapevole, senza illusioni, eppure al di là del dolore e dei problemi offre una prospettiva più ampia, quella della cura, dell’amore che rigenera speranza”. “Questo fanno le madri”, ha spiegato il Papa: “sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace. Così riescono a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e di crescita. Lo fanno perché sanno custodire, sanno tenere insieme i fili della vita, tutti”.

Come fa Maria, che “custodisce meditando”, cioè “mette a confronto esperienze diverse, trovando i fili nascosti che le legano”. “Nel suo cuore, nella sua preghiera – ha sottolineato Francesco – compie questa operazione straordinaria: lega le cose belle e quelle brutte; non le tiene separate, ma le unisce. Per questo Maria è ‘cattolica’, perché unisce, non separa. E così afferra il senso pieno, la prospettiva di Dio. Nel suo cuore di madre comprende che la gloria dell’Altissimo passa dall’umiltà; accoglie il disegno della salvezza, per il quale Dio si doveva posare su una mangiatoia. Vede il Bambino divino fragile e tremante, e accoglie il meraviglioso intreccio divino tra grandezza e piccolezza. Così custodisce Maria: meditando”.

“Quanta violenza c’è nei confronti delle donne, basta. Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità, non da un angelo” ha detto ancora il Santo Padre nell’omelia della Messa nella solennità di Maria Madre di Dio. “Mentre le madri donano la vita e le donne custodiscono il mondo, diamoci da fare tutti per promuovere le madri e proteggere le donne”, ha proseguito il Pontefice.

“Le madri, le donne guardano il mondo non per sfruttarlo, ma perché abbia vita guardando con il cuore– ha concluso – riescono a tenere insieme i sogni e la concretezza, evitando le derive del pragmatismo asettico e dell’astrattezza”. “Lo sguardo materno è la via per rinascere e crescere” ha concluso Papa Francesco.

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