Attualita'

Una storia d’emigrazione sciscianese

Eduardo Arturo Ramos Iovane, argentino di terza generazione, è tornato in paese per visitare i luoghi di origine del nonno Paolo Giuseppe prima di espatriare.

Scisciano, 11 set. – Una storia di emigrazione e di ricongiungimento con la terra di origine, che nasce dalle pubblicazioni della collana, “La storia di Scisciano attraverso le sue famiglie” curata dal preside Antonio Mucerino. Da uno dei libri di questa originale collana che raccoglie la genealogia della “famiglia Iovane” formatasi prima a San Vitaliano poi a Scisciano e a San Martino, borgo di Scisciano scritto da Enzo Valletta.

A proposito di San Martino, tra il 1800 e il 1900, in questo borgo, Valletta ha ripercorso nei secoli di storia e generazioni della famiglia di cui si erano formati tre distinti ceppi; i discendenti di Bernardino, di Nicola e di Santillo Stefano. Proprio grazie al libro della “Famiglia Iovane” letto dai nipoti, nati in Argentina, cioè di Paolo Giuseppe che discendeva dal ceppo di Santillo Stefano, hanno deciso di venire in Italia e visitare il paese di origine dove il loro nonno è nato e vissuto prima di espatriare.

Questo è stato, il tema dell’incontro organizzato sabato 9 settembre 2017 dal sindaco Serpico e dall’assessore Napolitano, con la preziosa collaborazione dell’autore Enzo Valletta, per dare il benvenuto a Eduardo Arturo Ramos Iovane. Discendente in terza generazione da Paolo Giuseppe.

Nella stanza della massima autorità cittadina, l’assessore alla cultura, delegata dal sindaco Serpico ha accolto Eduardo Arturo Ramos Iovane, giunto a Scisciano discendente dalla famiglia Iovane, di chiara origine sciscianese tanto da essere accompagnato da una folta rappresentanza di parenti, tutti Iovane naturalmente. L’amministrazione comunale ha donato a Ramos Iovane una pergamena ricordo «per noi – esordisce l’assessore – è un grande piacere accogliere chi sente il richiamo dei ricordi e delle radici. Il senso di appartenenza alla comunità si rinnova e si rafforza».

Ecco la frase che l’amministrazione comunale, ha incisa sulla pergamena:«Grata per il costante ricordo che la famiglia Iovane, residente in Argentina, conserva della sua terra d’origine, porge il suo saluto e il suo ringraziamento al Sig. Eduardo Arturo Ramos Iovane ed alle sue figlie Candelaria e Morena, per aver mantenuto nel tempo così vivo il desiderio di un legame con il paese di origine dei propri avi, ed in particolare del loro nonno Paolo Giuseppe, venendo a visitare, sempre con affetto e nostalgia, il Comune di Scisciano.

Le visite dei vari discendenti della famiglia Iovane, originaria della frazione San Martino di questo Comune, riempiono di orgoglio e riconoscenza tutta la cittadinanza sciscianese.

Con i migliori auguri all’intera famiglia Iovane di una vita prospera e serena».

La parola è poi passata a Eduardo Arturo Ramos: «sono felice di essere tornato a casa. Ho cercato le mie radici e ora le ho trovate – ha detto visibilmente emozionato. A Scisciano ritrovo una memoria che arricchisce la mia vita. Mio nonno non è riuscito a tornare nella propria terra ma io sono tornato e lui è con me».

«In verità – racconta Valletta, autore del libro – ho sempre pensato che un giorno, discendenti di questi emigrati potessero visitare l’Italia come turisti e andare alla ricerca delle proprie radici, vedere i luoghi dove i loro avi erano nati e dove abitavano. Quel che pensavo è veramente accaduto.

Il primo dei nipoti che ha visitato Scisciano – ricorda Valletta – è stato Miguel Anguel Iovane, che venne nel maggio 2013 e c’erano con lui anche i suoi tre figli Sebastian, Diego e Micaela, con gioia ebbi il piacere di incontrarlo e parlare con lui. Il padre di Miguel Anguel si chiamava Miguel, nato in Argentina nel 1926, uno degli otto figli di Paolo Giuseppe.

Anche Silvia, sorella di Miguel Anguel, è venuta a marzo del 2016 insieme al marito, sono arrivati ad Avella e poi li ho accompagnati a Scisciano.

La terza visita a Scisciano è di Jorge, luglio 2016, con lui c’era anche la moglie, Jorge è un altro fratello di Miguel Anguel – conclude Valletta»

Recuperare la memoria. La storia dell’emigrazione sciscianese dura dunque un secolo: iniziata a metà degli anni cinquanta dell’Ottocento, si conclude come fenomeno di massa a metà degli anni cinquanta del Novecento. E’ una storia che non deve andare perduta. Con questa motivazione di fondo la raccolta di testimonianze, foto e documenti al fine di capire e fare memoria, tentando di ricostruire storie di vita, di famiglie come ha fatto il preside Mocerino nel suo progetto editoriale, non vadano perdute: storie di famiglie, storie di emigranti, del loro lavoro e delle loro famiglie; storie di chi ha fatto fortuna e storie di chi invece ha soltanto sofferto, ma anche la memoria della vita di tante persone umili, che con il loro lavoro, spesso oscuro, hanno contribuito a fare grande il nostro Paese.

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