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San Giorgio a Cremano, Centro Teatro Spazio: “Jesce Sole” presenta ’NA MANCIATA ’E FAVE

19 e 20 gennaio 2018 presso il Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano

’Na manciata ’fave, per la regia di Enzo D’Aniello con Marina Billwiller e Marilia Marciello

 

San Giorgio a Cremano, 17 gennaio – Sabato 19 gennaio (ore 21) e domenica 20 gennaio (ore 18.30), nell’ambito della stagione teatrale 2018-2019 del Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano, sotto la direzione artistica di Vincenzo Borrelli, l’associazione Jesce Sole presenta lo spettacolo ’Na manciata ’e fave, per la regia di Enzo D’Aniello con Marina Billwiller e Marilia Marciello. L’atto unico, scritto da Annalisa Castellitti ed Enzo D’Aniello, nasce dall’idea di portare in scena il grido di dolore della figlia immaginaria di un boss.

Il testo, sperimentato nel corso del Master in Drammaturgia e cinematografia della Federico II, ricostruisce le tappe del viaggio interiore di Rosa, la quale cercherà di riscattarsi per mezzo di una decisione che le cambierà definitivamente la vita.

«L’espressione «’na manciata ’e fave», ripresa nel titolo, indica affermano gli autori il momento di una scelta, quella di reagire ad un silenzio che diventa colpevole nel momento in cui raggiunge l’unanimità. Ed è proprio l’indifferenza generale ad aggravare sempre di più il senso di colpa della donna. Le sue parole, come la polvere che si alza tra le pareti del quartiere in cui vive, non possono fare rumore. Ciononostante lei continua a sperare, nella consapevolezza di essere una delle poche voci di dissenso in grado di opporsi, o solamente di difendersi, nei confronti di un destino che le appare inizialmente invincibile. Piuttosto che disarmare i propri sogni, Rosa preferisce raggiungere un compromesso con la vita».

Pur avendo come scenario quello della malavita campana, il testo non intende approfondirne i lati più oscuri, ma invita il pubblico ad attraversare il male di vivere della protagonista, seguendo il suo personale punto di vista.

«Rosa – spiega Enzo D’Aniello è un personaggio che si colloca tra realtà e finzione: nasce dalla fantasia ma, nel contempo, rientra nella categoria di quelle figure umane con le quali ognuno di noi potrebbe identificarsi. La protagonista presterà infatti la sua voce ad altri personaggi, quelli che agiscono e rivivono attraverso i suoi ricordi. Personaggi della memoria, ovvero interlocutori immaginari partoriti dalla sua mente in subbuglio, la cui presenza-assenza è indispensabile per lo svolgimento del dramma».

Lo spettacolo si svolge sullo sfondo di una lotta, quella combattuta tra il bene e il male, l’odio e l’amore, l’istinto e la ragione, la rassegnazione e la speranza. «Quando ho letto il testo per la prima volta mi è subito piaciuto dichiara Marina Billwiller non altro perché voleva raccontare la vicenda della camorra in maniera diversa, senza però  essere pretestuoso o ridondante. Raccontarla attraverso gli occhi di una  figlia in perenne contrasto con il padre in un  limbo di odio/amore, che poi contraddistingue spesso i rapporti tra padre e figlia e forse ne è l’aspetto predominante. Al centro non solo la camorra, ma anche il perdono, la tenerezza e la perdita. Emozioni che riguardano tutti». 

Come reagirà, allora, la protagonista del testo a quella condizione di solitudine che sembra non lasciarle via di scampo? Che cosa resterà di una vita giocata a nascondino con la paura? Vissuta con il sacrificio di altre vite? Questi gli interrogativi che fanno da filo conduttore a tutta la storia. «Rosa cerca più volte di scacciare le ombre del passatosottolinea Marilia Marciello e di correre via dal buio, quando invece basterebbe illuminare l’oscurità per affrontare il sentiero. È un perenne confrontarsi con il suo alter ego, una sorta di distorsione tempo-spazio che la tormenta, l’ologramma di tutte quelle ombre con le quali costantemente dialoga».

 

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