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San Gennaro V., all’Istituto I.S.I.S. “Caravaggio” l’eccellenza del Vesuvio: la coltivazione del Piennolo

San Gennaro Vesuviano, 22 Aprile – Al “Caravaggio”, anche il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio. Ebbene sì, da qualche anno a questa parte, presso l’Istituto Agrario dell’I.S.I.S. “Caravaggio” di S. Gennaro Vesuviano (NA), i docenti, tecnici ed alunni, si stanno cimentando nella difficile coltivazione di questo prodotto di Eccellenza della zona Vesuviana.

Questo tipo di pomodoro è uno dei più antichi e tipici della nostra agricoltura, tant’è che esistono, nelle varie zone del Vesuviano, diversi ecotipi di pomodorino, ciascuno con le sue proprietà organolettiche, come ad esempio “Fiaschella”, “Lampadina”, “Patanara”, ecc.. Quello più famoso è certamente il “pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP”, riconoscimento della Denominazione d’Origine Protetta, avvenuto ai sensi del Reg. CE n. 510/06, con Regolamento n. 1238 del 11.12.09 (pubblicato sulla GUCE del 17.12.09). La Scheda riepilogativa è stata pubblicata sulla GUCE C111 del 15 maggio 2009. L’iscrizione al registro nazionale delle denominazioni e delle indicazioni geografiche protette è avvenuta con provvedimento ministeriale del 18.12.09, pubblicato sulla GU n. 2 del 4.01.10, unitamente al Disciplinare di produzione.

Nello specifico, il Responsabile prof. Carlo Borrelli, ha voluto descrivere in particolare l’attività svolta: “si tratta, nel caso del pomodorino, di un percorso didattico di simulazione imprenditoriale, esercitato con l’ausilio del prof. Muto Sebastiano, con i tecnici Montanino Andrea, Ferraro Nilla, Palma Giulia e Di Tore Angela, unitamente ad alcuni allievi della classe IV B. Il gruppo-lavoro, secondo le direttive di settore, si cimenteranno nella coltivazione e commercializzazione del prodotto e valuteranno anche gli aspetti economici della produzione”.

Nella sperimentazione sono state preparate 42 file, con ben 150 piantine per fila. Su ciascuna di esse è stato predisposto un sistema di irrigazione con manichetta forata, dove l’uscita dell’acqua avviene in corrispondenza della piantina, così da rendere l’irrigazione ottimale, senza perdita di acqua. Per meglio comprendere il prodotto in questione, occorre descriverlo e fare una panoramica sulle sue caratteristiche, in base al disciplinare di produzione: – Prodotto allo stato fresco: frutti di forma ovale o leggermente pruniforme con apice appuntito e frequente costolatura della parte peduncolare, buccia spessa di colore rosso vermiglio, pezzatura non superiore a 25 g, polpa di consistenza elevata e di colore rosso, sapore vivace intenso e dolce-acidulo;

– Prodotto conservato al piennolo: colore della buccia rosso scuro, polpa di buona consistenza di colore rosso, sapore intenso e vivace. I “piennoli” o “schiocche” presentano un peso, a fine conservazione, variabile tra 1 e 5 chilogrammi. In generale, il pomodorino, viene apprezzato sul mercato sia allo stato fresco, venduto appena raccolto sui mercati locali, che nella tipica forma “al piennolo”, oppure anche come conserva in vetro, secondo un’antica ricetta familiare dell’area, denominata “a pacchetelle”, anch’essa contemplata nel disciplinare di produzione della DOP. Per quanto riguarda la raccolta, essa viene effettuata tagliando i grappoli interi, quando su di essi sono presenti almeno il 70% di pomodorini rossi, mentre gli altri sono in fase di maturazione. Questa antica pratica consente di rinviare il consumo delle bacche, integre e non trasformate, per tutto l’inverno successivo alla raccolta, fino a sette-otto mesi, utilizzando locali areati e senza il supporto delle moderne tecnologie di conservazione.

Infine, le caratteristiche intrinseche della bacca sono: – Elevata consistenza della buccia; – La forza di attaccatura del peduncolo; – Alta concentrazione di zuccheri; – Ricchezza di acidi organici (Coltivata nella Zona Parco Nazionale del Vesuvio); – Ricchezza di acidulità di gusto (Coltivata nella Zona Parco Nazionale del Vesuvio).

Da diverso tempo, il pomodorino ha trovato spazio nell’immenso mondo della culinaria, in particolare nella nostra cucina campana. Esempio lampante è il suo utilizzo sulla mitica pizza napoletana.

 

 

 

 

 

 

 

 

Andrea Montanino

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