Cultura

PIANTO ANTICO

Napoli, 7 Agosto – L’etimologia del termine “vacanza” è agevolmente comprensibile, poiché deriva da un verbo Latino – vacāre, appunto – che, già di per sé, rende l’idea di qualcosa che manca, della vacuità, della vuotezza; tuttavia, nonostante la continua brama di distacco dalle proprie occupazioni e dalla vita quotidiana, i nostri neuroni non sono (o, per meglio dire, non dovrebbero essere) completamente vacui: difatti, i pensieri continuano ad assillarci la mente anche quando ci troviamo sulla spiaggia, in montagna, in giro per una metropoli e persino in quell’intervallo di tempo che siam soliti dedicare al riposo, tanto notturno quanto pomeridiano.

Per il motivo suesposto, egregi Lettori, la parola “vacanza” mi è, dunque, completamente invisa: trascorrere un periodo in assoluta libertà dagli impegni di lavoro, dall’attività divulgativa, dalle azioni routinarie mi è del tutto impossibile, poiché le mie “celluline grigie”, malgrado quel po’ di ristoro che gli esseri umani, me compreso, si concedono al fine di recuperare in toto le energie, continuano a pullulare di una pluralità indefinita di pensieri.

Questo pomeriggio, al termine della siesta, ho meditato a lungo riguardo ad un episodio d’indubbia mestizia avvenuto a Pozzuoli circa una settimana fa, il cui protagonista è stato, a malincuore, un fanciullo di appena quattro anni: mercé la disattenzione di chi avrebbe dovuto vigilare sulla sua incolumità – che verrà individuato dalla magistratura requirente all’esito delle indagini tuttora in corso -, il piccolo Davide, con l’intento di raggiungere i cuginetti (od almeno così ricordo!), non ha indugiato a tuffarsi nella piscina del Kora Beach, locale ubicato nella frazione Puteolana di Lucrino, in cui era in corso una cerimonia nuziale cui la di lui famiglia, originaria di Maddaloni, era stata invitata. Vano il tentativo, esperito da un’animatrice, di trarlo in salvo: la donna, vedutolo in piscina, vi si è subito immersa; ma…….con un cospicuo margine di ritardo: il corpicino del bimbo, malgrado il recupero (e la traduzione in ospedale), era ormai esangue.

Mi son poi affacciato alla finestra della mia stanza, osservando attentamente l’albero di melograno che cresce nel vialetto secondario: in quell’istante ho pensato alla nota poesia “Pianto Antico“, composta Giosuè Carducci compose poco dopo la morte prematura del figlio Dante, la cui prima strofa recita

L’albero a cui tendevi

la pargoletta mano,

il verde melograno

da’ bei vermigli fior.

 

Ora qualcheduno di Voi potrebbe chiedersi cosa c’entrino Carducci e l’albero di melograno con quanto sto illustrandoVi, cercando di comprendere cosa mi stia passando per la testa: cercherò di rispondere a questa potenziale domanda (che è legittimo porsi, beninteso) nel modo più chiaro possibile.

Con l’avvento del mese di giugno, dagli alberi di melograno, secchi ed aridi durante la stagione invernale, spuntano dei fiori vermigli d’indubbia bellezza; il figlio di Carducci, che durante la sua breve vita era avvezzo a tendere il braccio proprio verso quell’albero, è invece a terra, privo di sensi: un fiore appassito, proprio come il piccolo Davide, il cui sorriso ha tanto da insegnare a ciascuno di noi. La sua nascita al Cielo è stata l’effetto diretto di una condotta disattenta: nessuno, infatti, prestava attenzione a quanto avveniva in prossimità della piscina; già, perché i convitati preferivano sfamarsi voracemente e bere come otri, quindi cimentarsi in danze innegabilmente stolte. I bimbi erano stati affidati agli animatori, quindi…….potevano passare in secondo piano rispetto alle brame di sollazzo.

Ma questo cosa ha a che fare con la vacanza? Per caso l’autore ha dato di matto? Se qualcuno lo pensasse, cadrebbe in errore: l’evento nefasto è il derivato di una mancanza di cura, quindi di una “vacanza” nella mente di chi, in veste di responsabile, era chiamato ad aguzzare la vista. Ecco perché non ci si deve infischiare di quanto balena nella mente!     

 

Adriano Spagnuolo Vigorita 

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