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Palma Campania, mamma e insegnante al tempo del Covid-19: intervista alla prof.ssa Michelina Ferrante

Palma Campania, 25 Marzo –  È guerra. Ad impugnare le armi, questa volta, non sono i soldati, ma una schiera di anime missionarie, angeli senza ali, per di più, visibili, autentici dispensatori di ricchezze. Stiamo parlando dei “missionari” della pubblica istruzione, i quali, nel loro delicatissimo ruolo, rappresentano il passaggio di consegna culturale, generazionale. Armati di infinita pazienza, li ritroviamo a destreggiarsi, in un ruolo educativo molto complesso, a causa del continuo evolversi dell’iter scolastico, interagendo con una vivace platea di alunni.

Si, proprio così, talvolta inventandosi, senza uscire dal tema, a camminare in equilibrio precario, su una fune ad altezza critica, bendati e spesso al buio. Ma i virtuosi sono sospinti da forza di volontà che non conosce condizioni, né limiti. A testimoniare il nobile valore di tutto ciò, ci affidiamo all’esperianza sul campo della prof.ssa Michelina Ferrante”, originaria di Palma Campania, insegnante di scuola primaria, attualmente impegnata presso l’istituto I.C. di Sarno-Episcopio, al plesso “il Borgo”.

Cosa insegna?

I bambini che seguo, sono di prima elementare e insegno l’ambito linguistico: italiano, arte-immagine e musica”.

Da quanto tempo insegna? 

“Molto presto, subito dopo aver terminato gli studi. Ho frequentato il liceo classico dell’ Istituto “Rosmini” di Palma Campania e diplomata al “Borrelli” di S. Gennaro Vesuviano. Ho conseguito la laurea in Scienze Pedagogiche. La passione per l’insegnamento, mi ha spinto, sin da subito, verso lezioni private. Sono entrata nello statale nel lontano 1995, sperimentando il nuovo metodo, il cosiddetto modulo. L’insegnamento mi impegnava anche di pomeriggio, ragion per cui ho dovuto abbandonare le lezioni private, dedicandomi totalmente allo statale. Ho spaziato in diverse scuole, iniziando con le supplenze. Ho avuto la possibilità di conoscere nuove realtà, nella fascia vesuviana, fino a Napoli Centrale e Torre del Greco. Catapultata poi a Brescia, dopo essere passata di ruolo, – prosegue la maestra Ferrante, – ci sono rimasta per due anni. Una esperienza direi formativa e arricchente dal punto di vista umano. Ancora oggi conservo rapporti che durano nel tempo. Comunico, spesse volte, al telefono con bambini e colleghe. Molto importante per me il rapporto con i miei alunni, a prescindere se abbiano finito o meno le primarie. E’ un fortissimo incentivo a proseguire, stimolati semplicemente da un piccolo saluto che ti arriva a sorpresa”.

Come vi siete attivati, per la didattica a distanza?

“Ci siamo ritrovati in un momento storico molto delicato, soprattutto drammatico, –  dichiara la Ferrante, – mai mi sarei aspettata, nel 2020, di affrontare, toccare con mano una situazione così tragica, che ha sconvolto tutto e tutti. Ci siamo dovuti adattare e darci da fare e portare avanti, nonostante la tragicità del momento, quello che stavamo facendo. A noi insegnanti, –  continua, –  ci hanno detto di fare didattica a distanza, con qualsiasi tecnologia. Adottiamo già da tempo la Lim in classe, oltre alla fatidica lavagna di ardesia. Attraverso la piattaforma Argo, siamo in sinergia con i genitori e gli alunni. Ho usato anche WhatsApp, per mettermi in contatto con i genitori e gli stessi alunni, perché non tutti avevano la possibilità di scaricare il Pdf da una piattaforma. Ho inviato video per far capire ai miei bambini che la loro maestra è presente, e rendere viva l’istituzione scolastica. Inoltre, sono stata fortunata a far recapitare del materiale cartaceo didattico, prima della restrizione, attraverso la rappresentante di classe”.

È oramai il 17esimo giorno. Che difficoltà incontra e come stanno rispondendo i bambini con questo nuovo metodo?

“La maggior parte dei genitori e dei miei bambini, hanno trovato bella e interessante questa iniziativa, pertanto ci fanno da veicoli alle nostre missioni, affinché sia facilitato il compito ai loro figli…Il ruolo del genitore, in questo momento, è di vitale importanza, –  sottolinea la maestra, –  perché devono captare l’indirizzo che noi insegnanti inviamo. Le nostre nozioni riscuotono apprezzamenti di ogni genere, e tutto ciò ci conforta. Sento con emozione le loro registrazioni vocali, commossi e allegri di vedere l’insegnante. Per quanto riguarda la didattica a distanza, ci siamo trovati un pò impreparati, nonostante esistesse già. Il prof. Manzi, per esempio, dovette adottare il metodo, appunto, della didattica a distanza, con una popolazione quasi del tutta analfabeta. Io, a casa, possiedo una lavagna, mando i video ai miei alunni, come se fossimo a scuola, un continuum di classe. Ogni preside, ha gestito il proprio metodo, noi scuola abbiamo adottato qualsiasi mezzo tecnologico istituzionale e non, per poter arrivare agli alunni. La situazione è sotto controllo, procede e sono veramente felice che i miei alunni siano attenti e stimolati da questa nuova esperienza”.

Comunica anche con i colleghi i progressi che si stanno ottenendo da questo metodo?

“Si, ci confrontiamo per avere nuove idee e sviluppi. Abbiamo attivato un video-collegio dei docenti. E’ presente anche la preside, e senza dubbio, è un modo per interagire con tutti noi, per tener presente le novità e attivarci verso nuovi sviluppi programmatici”.

Cosa consiglia in questo momento così delicato?

“Noi insegnanti oltre a lasciare nozioni di vita, dobbiamo trasmettere loro fiducia e stima, soprattutto in questo difficile momento. Diamo spazio, ci presentiamo sereni, perché è fondamentale trasmettere l’indispensabile serenità ai nostri alunni. Non immaginate quanta ricchezza i bambini ci trasmettono!”

Come vive questa preoccupante pandemia?

“Nei secoli passati, abbiamo avuto altre ondate di malattie infettive come il colera, la peste, la tubercolosi, la Sars. Una situazione molto simile a quello che stiamo vivendo adesso. A dire il vero, nessuno si aspettava di vivere nel 2020 un mostro del genere…Mi è sembrato di ritornare alle vecchie pagine dei “promessi Sposi” del Manzoni, con le scene della peste a Milano. Vedere trasportare in quei camion militari, miriadi di salme, la mente correva ai monatti che portavano via, sui carri, i morti di peste…. Mi auguro che tutto questo finisca quanto prima e che si arrivi ad un vaccino, ma temo che ci vorrà un po’ di tempo. Questo virus ha allontanato molte persone. Molte famiglie sono state divise, altre sono riuscite fortunatamente a restare insieme, ma molti come me, che ho un figlio a Brescia, e altri due figli a Roma, decisi a rimanere con grande senso di responsabilità, dove sono, la preoccupazione non è sempre facile da gestire. Ascoltando le ultime confortanti notizie, sembra, fortunatamente, che ci sia qualche decesso in meno rispetto ai giorni passati. A tale proposito, devo dire, la tecnologia è una manna dal cielo: con una semplice video-chiamata è possibile vedere i miei figli e comunicare con loro! Essere mamma in questo momento non è per niente facile…”

 

 

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