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Napoli-Arsenal: day after…

Napoli, 19 Aprile – Si spegne anche il sogno, divenuto già flebile dopo la partita di andata, di riportare la Coppa Uefa ai piedi del Vesuvio, sì perché Napoli-Arsenal finisce 0-1, negata ai tifosi anche la magra consolazione di una vittoria comunque insignificante nell’economia del passaggio del turno, ma sicuramente dal sapore prestigioso. Aggirandoci, dunque, per l’agorà partenopea il giorno dopo l’amara sfida del San Paolo, tra la buriana di lamenti e piagnistei udiamo grida che decantano sentenze: “Ancelotti non è buono, ridateci Sarri” e poi altre: “Cacciate Insigne!”.

Andiamo per gradi e partiamo con l’analizzare i desideri nostalgici delle vedove sarriste; il comandante ha passato tre anni alla guida degli azzurri e con la sua schiettezza e la bellezza del suo calcio ha fatto innamorare tutti i tifosi napoletani, creando un rapporto unico e viscerale con la squadra. Dopo l’ultima stagione e la delusione per il famoso scudetto smarrito in quel maledetto albergo fiorentino, il presidente decide di divorziare con il tecnico toscano che si sposta a diffondere nicotina, con le sue amate sigarette, nell’aria londinese e ad insegnare calcio ai ragazzi del Chelsea. Ma il patron ha in serbo un colpo niente male che infervorisce la piazza e porta a Napoli Carlo Ancelotti. Allora si diceva: “Finalmente un vincente, è arrivato il nostro momento”.

Terminata la stagione il tifoso azzurro, ormai negli ultimi anni abituato al grande calcio e fomentato dalle promesse di gloriose vittorie, si vede davanti una squadra che è tremendamente prevedibile nell’impostazione e “zero tituli”. Ma allora è giusto condannare Ancelotti? No, o almeno non ancora. Non bisogna dimenticare che il Napoli ha comunque raggiunto il suo obiettivo stagionale, la qualificazione alla prossima Champions League, inoltre questo è solo il primo anno di un progetto che si estenderà almeno per il prossimo triennio. Si potrà, dunque, giudicare l’operato di Ancelotti al termine di questo lasso di tempo. Un progetto per cui lo stesso Carlo ha confermato di non essere venuto “Per pettinare le bambole” quindi che contempla la vittoria di un trofeo importante.

 Infine non si può imputare all’allenatore tutta la responsabilità per il gioco scadente espresso nelle ultime partite: nella finestra di riparazione dopo l’addio dell’unico regista in squadra Marek Hamsik,  Fabian Ruiz e Zielinski non sono in grado di ricoprire quel ruolo, non si è operato in nessun modo sul mercato per sostituirlo.

Per quanto riguarda invece Insigne, divenuto ufficialmente capitano a gennaio, è chiaro che soffra tremendamente i sonori fischi del San Paolo. Qui la questione è sicuramente più delicata, bisognerà capire se Lorenzo sarà disposto, nelle prossime annate, a sobbarcarsi le aspre critiche dei tifosi in nome dell’amore per la maglia, e se questo dovesse essere troppo per lui si potrebbe legittimamente pensare ad una soluzione drastica: sarebbe paradossale avere un napoletano scontento di giocare nel Napoli. Inoltre c’è da tenere d’occhio il vulcanico Mino Raiola, agente del calciatore, ad oggi manifestatosi nel ruolo inedito di latitante nella faccenda; per quanto ancora sarà così? Possibile che non veda nel folletto di Frattamaggiore un’occasione per riempire ulteriormente il suo amato portafoglio?

Matteo Ariola

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