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EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA A SCUOLA

Napoli, 27 ottobre – La scuola del XXI secolo è chiamata ad educare alla convivenza con gli altri valorizzando l’educazione civile, civica e al fatto religioso. Ma qual è realmente il compito della scuola secondo te? La maggior parte di noi risponderebbe “istruire”, ma non pochi aggiungerebbero “educare”.
Il vero problema è il “quando”, considerando il numero di discipline previste dagli ordinamenti e le poche ore disponibili per ciascuna di loro, cui si aggiunge l’estrema eterogeneità degli alunni e dei loro stili di apprendimento in una scuola che deve essere “per tutti”, ma che ha anche l’obbligo di dare risposte ai bisogni di “ciascuno”. Il tema dell’educazione (alla cittadinanza, alla convivenza civile, alla salute, all’affettività, ecc.) trova spazio nelle indicazioni nazionali, ma non sempre, per non dire mai, nell’organizzazione scolastica, non fruendo né di un monte ore esplicitamente dedicato, né di un docente responsabile.
Eppure la stampa ci rimanda continuamente notizie su episodi di bullismo, violenza, intolleranza nei confronti della diversità, atti di teppismo e di vandalismo. Quotidianamente noi insegnanti ci misuriamo con la mancanza di motivazione ad apprendere e con i comportamenti socialmente problematici di alcuni alunni, che rendono difficile costruire il clima d’aula necessario alla crescita culturale e civile dei ragazzi.
I mass media (TV e internet in particolare), forti di una potenza incontrollabile di penetrazione nella mente dei ragazzi, spesso veicolano modelli di comportamento che la scuola non riesce a contrastare. Si tratta di una vera e propria emergenza educativa, che andrebbe affrontata ricostituendo quell’alleanza scuola-famiglia che in questi ultimi anni si è fortemente indebolita, arrivando a volte a trasformarsi in conflitto. Peraltro, in un mondo divenuto globale, multiculturale e in gran parte secolarizzato, che ha assistito alla caduta delle ideologie, al logoramento del ruolo delle famiglie e delle altre strutture aggregative (parrocchie, associazioni, partiti, ecc.) l‘educazione alla convivenza civile e democratica, fondata su valori universali, sul rispetto di sé e degli altri non può non essere una priorità per i sistemi di istruzione.
L’educazione alla cittadinanza è inclusa nei curricoli nazionali di tutti i paesi e viene impartita in tre modi diversi: 1. come materia a sé stante (in circa la metà dei paesi europei, con durata notevolmente variabile: dai 12 anni della Francia al singolo anno della Bulgaria), 2. come parte di un’altra materia o area tematica (di solito, scienze sociali, storia, geografia, lingue e religione/etica). 3. sotto forma di tematica trasversale, che coinvolge tutti gli insegnanti (Irlanda, Galles, Scozia, Croazia e Italia). Potremmo individuare tre obiettivi formativi prioritari: – educazione civile: conoscenza e condivisione dei valori che devono improntare la vita collettiva e i comportamenti di ciascuno, dimostrando rispetto per sé stessi, per gli altri e per l’ambiente; – educazione civica: conoscenza approfondita dei diritti e dei doveri del cittadino, delle istituzioni nazionali e comunitarie, delle principali norme che regolano la vita sociale; – educazione al fatto religioso, essendo le religioni ancora oggi un fattore che incide significativamente nella vita individuale e collettiva.
E allora perché non introdurre “Educazione alla Cittadinanza” nelle ore curriculari? Cosa aspettiamo oltre e ancora?
#NonCapiscoNullaDiNulla

 

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