Cultura

“Dantedi”, poca natura e molta cultura nei Giudizi Universali dal monastero di Veronet in Bucovina a Giotto e a Michelangelo

Napoli, 25 Marzo – Il 25 marzo 2020 (Giornata Nazionale dedicata a Dante Alighieri) data che gli studiosi individuano come inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia, si celebrerà per la prima volta il “Dantedì”, la giornata dedicata a Dante Alighieri recentemente istituita dal Governo dell’Italia. Certo è che il viaggio nel l’oltretomba operato nella Divina Commedia di Dante, è il viaggio più affascinante e famoso della letteratura mondiale. Dante però aveva il dente avvelenato con molti potenti, come il papa Bonifacio VIII, che lo avevano costretto a peregrinare di città in città lontano dalla sua nativa Firenze. Egli era un Guelfo Bianco e i Guelfi Neri, più fedeli al Papa, lo osteggiarono molto fino a farlo morire a Ravenna con la famosa invettiva dantesca”ingrata patria non avrai le mie ossa”. Ma vediamo di comparare più visioni dell’aldilà anche artistiche e non solo letterarie. Osservando i dipinti che gli artisti hanno realizzato nei Giudizi Universali deduco una sorprendente esclusione degli altri esseri viventi oltre l’Homo sapiens. Scrivo esseri viventi e non organismi e neanche creature secondo una terminologia dunque non troppo moderna né troppo antica,prima degli anni Cinquanta del secolo scorso, creature che solo sistemi religiosi continuano ad usare ma non i libri di Biologia sia scolastici che extra. Quale appassionato cultore di Ecologia Umana, scienza che studia l’Ambiente come insieme di Natura e Cultura, in modo pluridisciplinare, interdisciplinare e transdisciplinare, noto una sottovalutazione artistica nei Giudizi Universali, dell’interdipendenza tra cultura e natura. La natura, in epoca dei dipinti in esame in gran parte del medievo , era dominante sulla cultura poiché già nel 1500, Leonardo da Vinci, scriveva “La Natura è maestra dei maestri” ed ancora “La Natura protegge ogni forma vivente come fa la chioccia con i pulcini”. Nella contemporanea paura, fatta propria dall’ecocatastrofismo della 16enne svedese Greta Thunberg, molti uomini ritornano al primato della natura sulla cultura, sottovalutando quest’ultima, che dal neolitico ma ancora di più dalla rivoluzione industriale ha modificato la prima sempre più fino a rendere l’Homo sapiens artefice del proprio ambiente di vita. Gli affreschi dei Giudizi Universali che l’Homo sapiens evoluto, dalla cultura del suo tempo, riportano quasi esclusivamente scene artistiche senza la presenza di altri viventi come piante ed animali in primis. Ciò denota una cultura medievale dovuta all’analfabetismo di ritorno che permea la nostra società della scuola di massa e digitalizzata. Sugli altri animali ad esempio la concezione cristiana e cattolica il teologo Luigi Lorenzetti scriveva su Famiglia Cristiana: «Sappiamo per fede che anche la creazione sarà trasformata all’avvento definitivo del regno di Dio. Scrive l’apostolo Paolo che “la creazione attende con ansia la manifestazione dei figli di Dio. La creazione stessa sarà un giorno liberata dalla servitù della corruzione. Fino a ora la creazione tutta geme e soffre le doglie del parto” (Romani 8,19.22). Un bell’incoraggiamento alla speranza è quello di Paolo VI: “Anche gli animali sono creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell’impronta universale del peccato e dell’universale attesa della redenzione”. La realtà futura è annuncio di piena armonia e riconciliazione che riguardano non solo l’uomo e la comunità degli uomini, ma anche il regno animale e l’ambiente naturale. Il compito terreno è quello di realizzare qui e ora una qualche anticipazione di quello che sarà in pienezza nell’ultimo giorno».Scrive, invece un lettore, Fabio, 31 marzo 2018.”Nelle Scritture si legge che; quando Dio disse ad Adamo ed Eva che se avessero mangiato il frutto sarebbero morti, essendo loro due i primi esseri umani perfetti sulla terra è chiaro quindi che ancora nessuno poteva essere morto (Genesi 2,17). Ma allora Adamo ed Eva come facevano a conoscere cos’era la morte? Evidentemente già gli animali erano soggetti alla morte, poiché Dio creo solo gli uomini a sua immagine, non gli animali (Genesi 1,26-27). Quando si parla del Regno di Dio, che riporterà il paradiso sulla terra come all’inizio, porterà anche la risurrezione sulla terra, ma nelle Scritture non si legge mai di una risurrezione animale (Daniele 2:44; Giovanni 5,28-29) Dunque è chiaro che i singoli animali non saranno riportati in vita, ne vivranno per sempre. Correggendo le parole del teologo in merito a Romani 8,19.22 Dio fa questa promessa alla famiglia umana, non animale, ma si comprende che sotto il Suo Regno gli animali non soffriranno più né si estingueranno come razza. Un altro scrive e precisa meglio. “se Lei intende il “Paradiso” come l’aldilà, allora non c’è un solo passo della Parola di Dio che lo dica. Se intende il “Paradiso” come lo intende la Parola di Dio, cioè una futura terra paradisiaca, allora là ci saranno anche gli animali: Isaia11:6, 65:25. Già ho scritto di papa Francesco che invoca l’Inferno per chi è vaccinato alla misericordia di Dio. Tra le 8 Chiese della Moldavia Patrimonio dell’Umanità Unesco, il Monastero di Voronet è il più spettacolare.

Humorului, Voronet è un piccolo villaggio della Romania celebre per un monastero che, di fatto, è una celebrazione d’arte. È il Monastero di Voronet e fa parte, insieme ad altre chiese della zona, dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO. Un murale a tema biblico raffigura angeli e demoni sui lati opposti di una scala, come a rappresentare la  vita di un uomo: buone azioni da una parte, peccati dall’altra. Attorno a loro, i morti si alzano dalle tombe, unendosi alle decine di altri in attesa del Giudizio Universale. È una scena spettacolare, a vedersi. E non sorprende se, questi dipinti vecchi di cinquecento anni, sono valsi al Monastero di Voronet, nel cuore della Moldavia, il soprannome di “Cappella Sistina dell’Est“. Il monastero è solamente una delle 8 Chiese di Moldavia Patrimonio dell’Unesco. Otto edifici religiosi, dipinti in modo simile. Ma, di questi, è proprio il capolavoro di Voronet a distinguersi: i suoi soggetti sono tutti realizzati con una sfumatura grigio-blu talmente distintiva da essersi guadagnata un nome: blu Voronet. Il Monastero di Humor, che si trova poco lontano da lì, è ad esempio completamente diverso: la palette, qui, è tutta giocata sul terracotta. Mentre la chiesa di Sucevita è quella che vanta i colori più luminosi, con pigmenti sapientemente ricavati da minerali frantumati, pietre semipreziose e argille rare. Questi edifici religiosi furono commissionati nel XV secolo da Stefano il Grande (Stefan cel Mare in romeno), noto per aver difeso la regione dagli invasori e per essersi alleato con il voivoda o principe Vlad III di Valacchia, noto più come Dracula, il Vampiro per eccellenza, dopo il romanzo dell’irlandese Bram Stoker di fine 1800 (vedere il mio saggio “Vampire e Romania” lelibri.it). Singolare è l’idea di natura che oltre al cielo è ben evidenziata la pianta di fico tra i disegni. Come nel 1300 Giotto dipinse nella Cappella il suo Giudizio Universale per farlo capire anche agli incolti, pochi allora frequentavano le scuole, così pochi contadini romeni potevano leggere, la Chiesa ortodossa orientale era solita ricoprire gli edifici dentro e fuori con pitture grafiche per insegnare a tutti i temi religiosi, dando così vita ad una sorta di Bibbia dell’arte bizantina.

Girovagando per le chiese, Monastero di Voronet compreso, si possono oggi incontrare suore e monaci intenti ad annunciare i momenti di preghiera battendo un martello su di una tavola di legno, una tradizione che risale al tempo in cui gli occupanti dei villaggi vietarono il suono delle campane. Il primo Giudizio Universale, è a Torcello, nella basilica di Santa Maria Assunta, la prima opera musiva raffigurante il Giudizio Universale.

Il mosaico veneto-bizantino fu certamente fonte di ispirazione per importanti artisti come Giotto e Michelangelo Buonarroti. Siamo alle origini della Venezia lagunare, quando gli abitanti di Altino si trasferiscono a Turricellum al sicuro dalle incursioni dei longobardi. Contemporaneamente si assiste alla crescita di Grado, Equilio (Jesolo) ed alla fondazione di Rivoalto (Rialto). Torcello diviene in breve tempo un ricco e prospero centro urbano, con più di 20.000 abitanti ed un importante ed esclusivo centro per la lavorazione della lana. L’esarca di Ravenna ordina la costruzione della cattedrale di Santa Maria Madre di Dio, che verrà consacrata nell’anno 639 e sarà da subito sede vescovile. La basilica minore di Santa Maria Assunta (già Santa Maria Madre di Dio) conserva ancor oggi una delle più interessanti rappresentazioni del Giudizio Universale. E’un mosaico Veneto-Bizantino che ricopre un’intera parete della chiesa. Fu realizzato in due tempi, nel VII e nel XII secolo (a seguito di un terremoto). All’inferno Dante ascoltò un usuraio che al collo portava una grossa borsa con su rappresentato lo stemma di famiglia: una grossa scrofa azzurra su sfondo bianco. L’uomo si sfogò con Dante, facendo i nomi di altri usurai.

 

E un che d’una scrofa azzurra e grossa
segnato avea lo suo sacchetto bianco,
mi disse: “Che fai tu in questa fossa?

Il dannato era probabilmente Reginaldo Scrovegni, noto allevatore di maiali che rovinò mezza Padova e Venezia perché usuraio. Nel 1302, per espiare le colpe del padre e forse anche delle sue, il banchiere Enrico Scrovegni acquistò il terreno dell’arena romana di Padova dove ci fece costruire un oratorio, noto oggi come la Cappella degli Scrovegni. Il più famoso dei dipinti, il Giudizio Universale, è stato dipinto da Michelangelo solo più tardi rispetto alla volta, quando un altro Papa,Clemente VII,  incaricò lo stesso Michelangelo di dipingere appunto il Giudizio Universale sulla parete d’altare (era il 1533). Ci vollero più di 4 anni perché Michelangelo portasse a termine i lavori della Cappella Sistina: dal luglio 1508 a ottobre 1512.

Non avendo mai dipinto affreschi prima della Cappella Sistina, l’inizio dei lavori fu molto lento. Bisogna anche considerare che ha dovuto imparare tecniche per lui sconosciute fino a quel momento. E ha dovuto imparare i “segreti” della prospettiva (ancora più difficile da realizzare trattandosi di una superficie curva). Oltre a queste difficoltà iniziali, i lavori per affrescare l’intera Cappella Sistina hanno subito numerose battute d’arresto, per i motivi più diversi (tra cui la muffa provocata dall’umidità). Poi ci furono le condizioni di salute del suo committente, Giulio II che si ammalò gravemente. Pare che Michelangelo abbia disegnato la Cappella Sistina sdraiato sul dorso. Ma non sembra vero dimostra Charlton Heston, nel film del 1965 “Il tormento e l’estasi”(tra l’altro le scene del film non vennero girate all’interno della Cappella Sistina vera e propria, ma in quella ricostruita negli studi di Cinecittà, ma era solo una trovata scenica. Il vero Michelangelo nel dipingere la Cappella Sistina non ne aveva bisogno, perché aveva ideato un sistema di ponteggio che gli facilitò il lavoro. In pratica il ponteggio imitava la curvatura della volta. E’ pur vero però che Michelangelo spesso doveva dipingere sopra la testa, piegandosi indietro. Una posizione senz’altro scomodo che gli provocò mal di schiena e di braccia. L’intero progetto degli affreschi della Cappella Sistina è senza dubbio opera di Michelangelo. Sua era l’ideazione. Suoi erano i bozzetti. Ma l’immagine di un Michelangelo che lavora solitario all’interno della Cappella Sistina non è veritiera. Aveva bisogno di molti assistenti, se non altro per mischiare le vernici e portarle su e giù dal ponteggio. Di tanto in tanto a qualche assistente di talento poteva essere affidato il compito di affrescare un pezzettino di cielo o una figura piccola e poco visibile dal basso. Anche qui una curiosità: Michelangelo fu furbo nell’avvalersi dell’aiuto degli assistenti. Li assumeva e licenziava spesso, così da farli avvicendare nel lavoro. In maniera tale che nessuno di loro avrebbe mai potuto rivendicare il merito di aver messo mano ad alcuna parte del soffitto della Cappella Sistina. Ma vediamo in merito cosa dicono altri:”«Dire che “la Chiesa non esclude che l’inferno sia vuoto” è arbitrario e pone un falso problema…» Il castigo eterno e l’inferno come “possibilità reale”: risponde il Teologo ” Dire che «la Chiesa non esclude che l’inferno sia vuoto» è arbitrario e pone un falso problema. Infatti nella parabola di Mt 25,46 si dice: «E questi se ne andranno al castigo eterno, i giusti invece alla vita eterna». Non vi è nulla di arbitrario nel confidare che la misericordia di Dio possa estendersi a tutti gli uomini, ovviamente senza violentare la loro libertà, in quanto egli non ci considera dei burattini e non intende salvarci forzatamente. La possibilità dell’inferno vuoto è stata attribuita ad uno dei più grandi teologi cattolici del XX secolo, Hans Urs von Balthasar, e comunque il Magistero della Chiesa non ha mai condannato questa posizione. Piuttosto può essere istruttivo quanto affermato da san Giovanni Paolo II in una catechesi circa l’inferno come “possibilità reale”, quindi non escluso in quanto tale. Nel luglio del 1999, egli, nella sua catechesi settimanale, diceva che «la dannazione rimane una reale possibilità, ma non ci è dato di conoscere, senza speciale rivelazione divina, se e quali esseri umani vi siano effettivamente coinvolti». E per noi la rivelazione è contenuta nelle Scritture sante e su di esse poggiano la nostra fede e la nostra speranza”. Finalmente, Papa Francesco ha confermato ciò che già sapevano: tutti i cani vanno in Paradiso! Durante l’incontro settimanale con i fedeli in Piazza San Pietro, il leader della Chiesa Cattolica ha provato a consolare un ragazzino che era distrutto per la morte del suo cagnolino. Stando a più fonti più, Papa Francesco ha detto al ragazzino, “Un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo. Il Paradiso è aperto a tutte le creature.”Ovviamente questo punto di vista è contrastante con le visioni conservative dell’ideologia Cattolica che, poiché gli animali non posseggono il “soffio divino” (!), non possono ascendere al Cielo. Alcuni teologi hanno subito messo le mani avanti, stando al New York Times, dicendo che Papa Francesco “ha parlato causalmente, senza fare una dichiarazione dottrinale.” Altri all’interno della fede hanno accettato invece le parole del Pontefice. “Ha detto che il Paradiso è aperto a tutte le creature,” ha detto al Times il Rev. James Martin, un gesuita editore di America, the Catholic Magazine. “Per me è piuttosto chiaro.”Ed è anche chiaro che Papa Francesco sia un amico dei quattrozampe. Infatti, ha preso il suo nome papale da San Francesco d’Assisi, il santo patrono degli animali. Il Corriere della Sera ha analizzato le dichiarazioni del Papa e ha concluso che gli animali hanno un posto nell’aldilà. In questo caso tracciata un’analogia con parole confortanti che Papa Paolo VI. Una volta disse di aver detto a un ragazzo in difficoltà il cui cane era morto: “Un giorno i nostri animali si incontreranno di nuovo nell’eternità di Cristo. Il paradiso è aperto a tutte le creature di Dio. ” Le notizie sulle dichiarazioni di Francesco sono state accolte da gruppi come la Humane Society of the United States e People for the Ethical Treatment of Animals, che respingono il movimento conservatore cattolico romano. Leggi la storia principale “La mia casella di posta è stata allagata”, ha affermato Christine Gutleben, senior director di Faith Outreach presso la Humane Society, il più grande gruppo per i diritti degli animali negli Stati Uniti. “Tutti ne hanno parlato quasi immediatamente.” Charles Camosy, autore e professore di cristianesimo alla Ethham presso la Fordham University, disse che era difficile sapere esattamente cosa intendesse Francesco perché “parlava in un linguaggio pastorale che non dovrebbe essere sezionato dagli accademici”. Alla domanda se i commenti hanno innescato un nuovo dibattito sul fatto che gli animali abbiano un’anima, soffrano e vadano in paradiso, il signor Camosy ha detto: “In una parola, assolutamente”. Nella relativa sezione il ruolo di leader di 1,3 miliardi di cattolici del mondo dalla sostituzione di Benedetto XVI. Francesco ha proposto posizioni più miti rispetto al suo predecessore su argomenti come l’omosessualità, la maternità single e le coppie non sposate. Sulle osservazioni, come riportato dalla Radio Vaticana, Francesco ha detto sulla pagina del Paradiso: “È bello pensarci e credere che saremo lassù. Siamo tutti in paradiso. È buono, dà forza alla nostra anima. “Allo stesso tempo, la Scrittura ci insegna che l’adempimento di questo meraviglioso disegno influisce su tutto ciò che lo circonda e che proviene dai pensieri e dal cuore di Dio”. Poi in un intervista televisiva rispondendo ad un domanda se l’uomo può andare all’Inferno, ha sentenziato: ” Si, se è vaccinato verso la misericordia di Dio”. Una contraddizione da chiarire perche secondo Agostino, ex adoratore del Sole e poi convertitosi al Cattolicesimo monotesta, Dio è luce ed Albert Einstein, a 16 anni, voleva cavalcare un raggio di luce, che poi ha esaminato nella sua universale teoria della relatività con conversione di luce e materia secondo la nota formula E è uguale alla massa per il quadrato della velocità della luce che viaggia nell’Universo (finito, illimitato e curvilineo) a 300.000 km/secondo.

 

Giuseppe Pace (Già prof. del MAE al CT”Transilvania” di Deva/HD, Romania)

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