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Coronavirus, un salernitano nel team che individua il DNA del virus

Napoli, 1 Febbraio – C’è anche Domenico Benvenuto, 24 anni originario di Montecorvino Rovella nel team di ricerca al Campus Biomedico di Roma, che ha scoperto il DNA del coronavirus, fondamentale conquista che apre le porte ad una cura e a un vaccino. E’ stato il Tg3 a dedicare un servizio all’importante scoperta

Il team del Campus Biomedico di Roma ha lavorato instancabilmente quattro giorni e quattro notti, e il risultato è stato immediatamente pubblicato su due riviste scientifiche internazionali. Nel bel mezzo dell’allarme coronavirus che sta terrorizzando il pianeta, è stata individuata la mutazione sulla proteina che ha permesso al virus di effettuare il passaggio all’uomo.

«Non mi piace essere autoreferenziale, però ci tenevo a condividere questa piccola soddisfazione mia e delle persone fantastiche con cui lavoro. Questo è solo l’inizio e c’è tanto ancora da fare e da imparare, in fondo la ricerca è proprio questo».

E’ quanto dichiara il giovane salernitano, al sesto anno della facoltà di medicina che non punta i riflettori solo sul suo lavoro ma su quello di tutto il team di ricerca che in queste ore ha lavorato alla scoperta. «Abbiamo lavorato in contemporanea – spiega Benvenuto –  con altri gruppi di ricerca di tutto il mondo. Noi siamo riusciti per primi a ricostruire la proteina del nuovo virus con le relative mutazioni rispetto a quello della Sars e di un altro coronavirus del pipistrello. Dal punto di vista scientifico abbiamo tracciato l’albero filogenetico del virus. L’ultima verifica sul nostro lavoro è stata effettuata nella serata di ieri e abbiamo avuto il via libera alla pubblicazione; nei giorni scorsi avevamo già pubblicato sul Journal of Medical Virology».

La ricostruzione genetica del virus è fondamentale per la preparazione di medicinali quanto più possibili adatti a disattivare i meccanismi con cui si legano e si diffondono nel corpo umano. Spiega ancora Domenico: «È come se avessimo finalmente la chiave del virus disegnata in 3D, cioé ora sappiamo bene come è fatto e di conseguenza questo agevolerà i ricercatori nella messa a punto di un “antifurto”, un farmaco antivirale specifico che impedisca alla “chiave” di funzionare».

 

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