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Carbonara di Nola, Anna Bruno presenta il suo ultimo romanzo

Carbonara di Nola, 23 Ottobre – L’altro giorno, al Casotto di Torrazzano, immerso nelle colline verdeggianti di Carbonara di Nola, è stato presentato il romanzo “I fantasmi di Giulia” della scrittrice Anna Bruno, casa editrice Iod.

Accolta dai giovani carbonaresi, volontari del servizio civile, e da Pietro Damiano, cultore di storia locale, che ne hanno curato l’evento, in un clima di familiarità, la scrittrice ha deliziato i convenuti con le sue garbate conversazioni intorno al mondo di Giulia, la protagonista del romanzo.

Anna Bruno ce ne racconta la trama, soffermandosi sulle domande che le vengono poste. Ci conduce nel viaggio del romanzo non senza fare accenni al suo viaggio di donna e scrittrice. Il romanzo di Giulia, scritto vent’anni fa, è ambientato in uno spaccato degli anni ’60 e affronta il problema sociale della condizione della donna, sostenendo temi come la maternità, l’aborto, che allora non venivano affrontati con la sensibilità di oggi.

Perché ha scritto I fantasmi di Giulia?

«Il romanzo parte da una necessità di raccontare una storia prima di tutto, perché per lo scrittore la cosa più importante è proprio il raccontare. Giulia è una ragazza del sud, costretta dalle situazioni della vita ad andare via dal suo paese. Si potrebbe pensare di primo acchito a una storia banale, ma io do voce ai tanti temi che s’innescano nella trama del romanzo, nel periodo storico in cui si muove il personaggio-persona Giulia, evidenziando gli aspetti peculiari degli anni che sono gli stessi da me vissuti. Mi è piaciuto coltivare e mantenere ferma in me la visione della vita corretta, contrassegnata dai valori morali e sociali di allora».

Chi è Giulia per Anna Bruno?

«Giulia è un personaggio del tutto inventato.  È stato un espediente di cui mi sono servita perché, in quel momento, vent’anni fa, quando ho scritto il romanzo, sentivo urgente la necessità di un cambiamento, volevo dimostrare che voltare pagina era possibile, e l’ho fatto attraverso la scrittura. Mi sono servita della vita di un’altra persona per vivere io stessa. Attraverso la scrittura mi sono conosciuta e ho viaggiato dentro di me: lungo questo percorso è avvenuto il mio cambiamento.  Ero giunta alla consapevolezza di essere una donna molto fragile, volevo diventare forte e questa forza l’ho attinta dalla scrittura».

Quali i fatti salienti della storia?

«Giulia torna al suo paese natio dopo vent’anni dalla sua partenza. Fa un viaggio a ritroso nel tempo, decisa a svuotare di ogni consistenza i suoi fantasmi. Ne avverte l’immane forza e ne ha paura. Lo fa non per ritrovare le persone che aveva lasciato, ne avrebbe volentieri fatto a meno. C’è il lutto che l’ha segnata, la morte del figlio ventenne le ha procurato una sferzata terrificante, portandola quasi sull’orlo della pazzia. Perdere un figlio è la cosa che più atroce possa accadere ad una madre. Quel figlio, l’aveva resa protagonista della vita. Con la perdita di Stefano, Giulia avverte interiormente tormenti che prima la rendevano distratta, presa dal figlio e dal marito che gli è stato accanto amorevolmente, prendendosene cura. Ritornano i fantasmi che non l’hanno mai abbandonata, che prima non le hanno dato paura, ora che è fragile non ha la forza di scacciarli, ma sa che deve fronteggiarli».

Chi sono i fantasmi di Giulia?                          

«I fantasmi sono le persone rimaste al suo paese, a consumare la loro vita. Quelle persone che con le loro malelingue l’hanno messa in condizione di fuggire, ma anche per salvaguardare il frutto del suo amore non ricambiato, suo figlio Stefano.  E adesso l’aspettano incontri difficili che le procureranno del male. Persone nemiche che più che allontanarla, la vorrebbero annientare. L’incontro con la mamma bigotta e anaffettiva è duro, questo scontro tanto verbale che intimo la lasciano ancora una volta nel completo abbattimento, svuotata. Riesce comunque a riconquistare la fiducia della madre con un rapporto superficiale. Entrambe preferiscono sotterrare l’ascia di guerra e Giulia riesce a perdonarla nel momento in cui scopre che non è sua madre. Non ha mai conosciuto, nemmeno in fotografia il suo papà. E c’è una nonna che non ha mai saputo di avere. Giulia deve risolvere il problema del giovane che l’ha lasciata incinta, il rapporto con l’amica non amica. Tanti sono i colpi di scena che nel dolore la portano a diventare ottimista. C’è la fortuna che si appropria di Giulia, si palesa nelle pagine, in modo non eclatante, ma è in sintonia con le azioni. Giulia fa scoperte, perché le vuole, che la disorientano, ma si rende conto che deve riuscire a districare il bandolo della matassa. E’ come dire che va incontro alla fortuna, non se ne sta con le mani in mano».

Quanto c’è di Anna Bruno nel personaggio principale di questa storia?

«Anna Bruno, io, è in tutti i personaggi della vicenda. Sono Giulia, la madre, la nonna. Giulia è una ragazza forte, la quale si rende conto che solo andando via può avere un futuro, non rinuncia al bambino, ma si butta allo sbaraglio, pur di salvarlo e di salvarsi. Tutto sembra abbandonarla, ma il cambiamento arriva. Quel cambiamento si inserisce nel percorso di emancipazione femminile di quegli anni, gli anni ‘60, che la mia generazione già guardava con occhio critico. Io ho raccontato il modo di vedere e cosa succedeva allora. La tematica del viaggio e del cambiamento, il viaggio come metafora del cambiamento è lo stesso di quando si parte con l’intenzione di arrivare a risolvere delle situazioni e quindi cambiare la propria esistenza attraverso altre persone, e affondando le mani nella memoria e l’ho trasmesso ai personaggi. Così facendo ho avuto una carica di lettura diversa da quella che avevo un tempo. Mi sono arricchita di nuovi personaggi e di nuove persone ritrovandomici bene».

La scrittura di Anna Bruno arriva a tutti, è questione di stile?

«Il mio è uno stile semplice, sciolto, libero, prende perché non trova ostacoli, nessuno ha mai trovato difficoltà nel leggermi.  Una volta mi giunse un complimento che tale non voleva essere, ma ne compresi subito il senso e mi ritrovai a dare la risposta giusta che dovevo restituire».

Com’è nata la tua passione per la scrittura?

«Ero piccola e mi piaceva ascoltare e raccontare, e sono passata dal racconto verbale a quello scritto, fin dalle elementari, ho avuto un insegnante che ci teneva moltissimo allo studio, alla cultura, quella che raccomando anch’io ai bambini, ai ragazzi, ai giovani di adesso. Ho ripreso che avevo solo l’esperienza scolastica, a cui ho dato molto della mia professionalità e poi la svolta, il cambiamento. La vita mi aveva stretto di brutto, ma come ho detto prima la scrittura mi ha salvato e devo molto del mio successo ai figli».

Perché ha scelto questa copertina per il suo romanzo?

«La pittrice è una mia amica, Maria Rosaria Nappa, le parlai del mio libro, mi innamorai del quadro che rappresentano i volti, mi soffermai in questi volti di donne, ne fui colpita e le chiesi il permesso di trasferirli sulla copertina del romanzo. E ne sono felice».

Progetti per il futuro?

«Le cose che hai dato con passione non le lasci da nessuna parte. In tema di cambiamento ho preferito abbandonare ciò che non mi dava soddisfazioni, attualmente organizzo concorsi e convegni, attività nelle scuole, incontri e presentazioni di libri e lo faccio con grande orgoglio, provo profonda soddisfazione proprio perché c’è una ricaduta sulla promozione culturale. C’è un lavoro immane dietro a tutto ciò, ma io resisto e non mollo. Il momento di vuoto mi spaventa. Credo tanto nella genetica, in ciò che possiamo trasferire ai figli, per cui possiamo trasferirlo anche ai giovani. Mi occupo di scrittura creativa per i bambini, sollecito la creatività, affinando gli strumenti linguistici, ed è da qui che bisogna cominciare. Far amare la cultura, non quella nozionistica, quella che si appropria di noi».

Anna Bruno risponde anche a domande che toccano la sfera personale e lo fa senza reticenze, dandoci lezioni di vita. E’ mamma, è docente in pensione, ma maestra sempre, madre di 4 figli grandi e nonna, donna con una forte propensione alla maternità. Donna attiva nel mondo della cultura, vanta una molteplicità di premi conseguiti in ambito letterario e tantissime pubblicazioni, tra romanzi e libri di poesie.  

Una vita ricca di duro lavoro, ma con tante soddisfazioni. La sua serenità ha dovuto conquistarla giorno per giorno. Ed oggi è grata per il dono più bello che una donna possa ricevere: la maternità.  Per i figli è riuscita ad affrontare tutte le vicissitudini che la vita ci presenta, fino a diventare la donna che è oggi: forte, serena, attiva, felice, una felicità conquistata e con grande orgoglio afferma che si proietta nella serenità degli altri, non è affatto anaffettiva.  Sono e ho una spalla forte con i miei figli, afferma, ed è consapevole della fortuna che si ritrova. La fortuna come la intende la scrittrice è conquista. Riesce a gestire le tante cose che fa, riconosce la capacità di saper affrontare le situazioni, lo deve all’esperienza di vita e spera di poter continuare con la stessa forza ed entusiasmo che si ritrova adesso.

La scrittrice è riuscita a catturare l’interesse dei presenti estasiati. Dopo le letture di stralci dal testo, eseguite da una lettrice scelta da lei stessa tra il pubblico presente, con un caloroso applauso e l’omaggio floreale, tutti hanno ringraziato la bella persona Anna Bruno, che ha regalato una interessante serata all’insegna della cultura.

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