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Alife, una storica e ricca cittadina agricola in cerca d’identità: l’analisi di Giuseppe Pace

Convengo che la dinastia cappelliana con l’On. Dante, non subiva troppo le decisioni dei notabili politici napoletani e faceva da scudo ai locali afflitti dal morbo ideologico filosovietico del marxismo del Pci e di Rc e Sel poi, oggi, invece, sono tutti dietro la ex DC nel Pd “deluchiano”.

 

Napoli, 6 Marzo – Voglio stabilire contatti proficui, sia pure su posizioni ideali proprie e non necessariamente affini, con le contrade native e di prima formazione, leggendo cosa scrivono e dicono i miei conterranei del Sannio Alifano. Leggo su questo media del 23 febbraio c. a., un intervento di un alifano, sensibile al sociale, sulla sua nativa cittadina. Come sempre lo staff redazionale crea il titolo e la sintesi dell’occhiello o vetrina per fare entrare più lettori possibili. Il contenuto mi è sembrato di parte, ma in modo chiaro ed inequivocabile poichè precisato bene per onestà intellettuale: il centrosinistra. L’esternatore fa nomi e cognomi di personaggi politici dell’ampia area alifana e non solo d’Alife. Convengo almeno su di un punto fermo, che la zona matesina, purtroppo, non ha buoni referenti politici che sappiano far pesare ai centri decisionali napoletani non i pochi, ma necessari voti matesino-campani, ma la dignità di chi li dà senza chiedere e verificare un tornaconto come lo è stato, ingenuamente per i Grillini che non avevano feudi elettorali consolidati o in fase di consolidamento sia di centrosinistra che di centrodestra.

I matesino-casertani soffrono di un mancato sviluppo e di un’endemica migrazione ed emigrazione per gli scarsi redditi dei residenti i tutti i suoi paesetti, soprattutto se di montagna alta come Gallo Matese, Letino, Valle Agricola, mentre i grandi centri civili come Alife, Piedimonte Matese, Gioja S., Caiazzo soffrono di mancanza di imprenditorialità sana e produttrice della crescita del reddito dei suoi residenti. I carrozzoni clientelari e burocratici, spesso definiti tali da non pochi stranieri e locali, come Comunità Montana, Consorzi vari, per non dire Ospedali, ecc., sono, purtroppo, afflitti da un’invadente partitocrazia che li blocca sulla fisiologia, si fa per dire ma sarebbe meglio chiamarla patologia, di assecondare le esigenze del feudo elettorale cioè no secco all’ingresso della meritocrazia nonostante i concorsi ultimi per assumere, chi poi dovrà assumere? Eppure Piedimonte M. ed Alife hanno il fior fiore delle professioni liberali, da me, in parte conosciute di sguencio, negli anni Sessanta e primi anni Settanta. Spesso scrivo sui media locali anche con il punto di vista multidisciplinare dell’Ecologia Umana. Qualche ex compagno di scuola, mi ha detto che legge i miei articoli soprattutto quando scrivo d’Alife, suo paese o città natale. Piedimonte M. ed Alife non sono più paesi, né sono mai divenuti città. In essi dunque c’è un ambiente sociale ibrido, ma la paura di dire chiaro e tondo il proprio parere è tanta. Una decina d’anni fa due conoscenti piedimontesi doc, ex docenti ora, mi chiesero di togliere i loro nomi in un mio articolo che non lesinava critiche al Palazzo municipale mentre si allungavano i tempi dei lavori della vicina piazza che ospita il monumento ai Sanniti tramite il Corridore, di fattura greca, del Cila.

 Non lo feci per abituarli a vincere la codardia, ma capisco che non volevano farsi notare da un loro cugino nel ruolo alto localmente di politico in carriera, che poi è stato toccato di sguencio dall’inchiesta “Assopigliatutto”, che diede una botta ad uno dei nipoti di Dante Cappello che si circondava, più che poteva, di Assessori “Signorsi”! Il Sindaco attuale ha cambiato registro in meglio? Inizialmente si, anche se non tutti i suoi assessori pare che brillino di luce propria. Ad Alife, due ex docenti che hanno fatto e fanno politica anche a Piedimonte M., si rifiutano ancora di utilizzare il computer. Cosa penseranno e pensano di loro i discenti delle medie superiori locali, che, per stare al passo con il loro tempo, usano il digitale? Penseranno che sono rimasti docenti che lasciano il segno come una sorta degli indiani d’America, che chiamavano il treno cavallo fumante! Ma anche a Letino, un 110 e lode alla laurea scientifica degli anni Sessanta ed affetto dal “virus” dell’ideologia marxista italiana di quegli anni, si rifiutava di usare il computer in un Istituto Tecnico molisano e guardava male il collega di lettere che lo usava e lo faceva usare ai suoi discenti per ricerche. Che presunzione considerare la tecnologia negativa solo perché comporta l’antico rischio di non lasciarsi guidare, o meglio dominare, da essa. Eppure le scuole del Sannio Alifano, come ho scritto nel saggio citato, dato in omaggio a non pochi letinesi, alifani e piedimontesi, a differenza di quelle dell’area napoletana, hanno meno abbandono scolastico e più preparazione qualitativa, sia pure con un notevole gap che l’Ocse-Pisa stima ogni anno. A Piedimonte M. vedo spesso disegni murali interessanti su temi sociali, non altrettanto li vedo ad Alife, dove le arti liberali sono, direi, più di qualità e produttive. D’Alife ho avuto molti compagni di scuola piedimontese ed anche qualche brava docente di chimica, Avecone, nonché il dinamico e fattivo Don Alfonso De Balsi nativo di Sant’Angelo d’Alife, che “puzza di pecore” ed è stato sempre, ancora oggi, un punto di riferimento morale, non solo mio, già dai tempi dell’Azione cattolica letinese.

Ritornando all’esternazione politica dell’alifano doc, ho appreso che la S. Palmieri non è espressione del territorio, ma un mio compagno di classe del 1965-68 piedimontese doc mi dice che ha studiato, prima dell’università, a Piedimonte M., Ragioneria, pare? Forse non è chiara la sua collocazione politica a cavallo tra i due centri: sinistra e destra? Convengo che la dinastia cappelliana con l’On. Dante, non subiva troppo le decisioni dei notabili politici napoletani e faceva da scudo ai locali afflitti dal morbo ideologico filosovietico del marxismo del Pci e di Rc e Sel poi, oggi, invece, sono tutti dietro la ex DC nel Pd “deluchiano” e dintorni non solo salernitani! Non è facile dire chi dei matesini doc ha migliori capacità di guidare lo staff capace di governare uno sviluppo locale, sempre mancato in realtà, ma prodotto, ad arte propagandistica, da illusionismo magistrale, anche ai tempi d’oro della magica DC locale e del Golfo partenopeo. Non dimentichiamo Alife, dove un suo degno e colto esponente, Pietro Farina, ha lasciato scritto cose egregie su feudi elettorali municipali di quasi un secolo fa. Egli conosceva l’ambiente agricolo e social più dei nostrani politici di oggi sia dietro De Luca di Salerno che Caldoro, molisano d’origine, pare. Se vediamo la cronaca recente di entrambi i governatori della problematica Regione Campania, poco cambia nell’alimentare i loro feudi elettorali, con il manuale Cencelli. Dire che il solo partito strutturato sia la Lega, mi pare esagerato, ma può darsi che abbia ragione non vivendo più in loco e andandoci solo d’estate soprattutto. Mi diceva un piedimontese, a metà, e giovane Avv. Cirioli (lettore, inaspettato e con commento lusinghiero, del mio saggio, stampato a Padova, del 2011 “Piedimonte M. e Letino tra Campania e Sannio”, non ancora presentato ad Alife) che la Lega sbancherà alle prossime elezioni locali. Se poi sia più o meno capace il primo cittadino di Prata S. o di San Potito S.-come sostiene l’alifano esternatore- non sta a me dirlo perché non li conosco minimamente se non attraverso le palesi cordate partitiche locali. Palmeri, Cappello, Imperadore, Conte, Cusano, De Rosa, De Luca, Caldoro, Loffreda: tutti i nomi…si proprio tutti nomi noti e stranoti della politica locale, ma i nuovi e giovani dove sono? Di positivo ed alifano sembra essere la notizia della prossima approvazione del bilancio 2019 della locale Banca Capasso che opera bene da 107 anni, come scrive anche Mario Gerevini – Corriere della Sera 12/02/2020. Gerevini scrive che il 2019 conferma una banca al sud che chiude i bilanci in utile, ogni anno, ininterrottamente, da prima che iniziasse la guerra del 1915-’18. E c’è una famiglia del sud che da sempre controlla quella banca.

Dimentichiamoci la Popolare di Bari e gli Jacobini che sotto gli occhi distratti di controllori e soci hanno governato e “succhiato” milioni di euro fino allo schianto. La faccia pulita, non l’unica, del credito meridionale è un piccolo gioiello “perso” nelle terre dei Sanniti, ai piedi del Massiccio del Matese, provincia di Caserta. 107 volte col segno +. L’amministratore delegato si chiama come la sua banca e – direbbe Gabbani – viceversa. Sede ad Alife, filiali a Piedimonte Matese e altri due paesi vicini (Faicchio e Riardo pare). Tra poco l’assemblea approverà il bilancio 2019: sarà il numero 107 con il segno più. Nessuno come loro in Italia, in Europa e probabilmente al mondo. La Banca Capasso Antonio (proprio così: cognome e nome come se fosse l’appello a scuola) è stata creata da un ragazzo di 24 anni nel 1912 e ora è gestita dal suo bisnipote Salvatore Capasso, amministratore delegato dal 2000. Di questa banca locale ho scritto bene nel mio saggio citato e in successivi articoli su questo media e d’altri per il mecenatismo scolastico di S.Capasso verso i giovani studenti del medio Volturno, capaci e meritevoli privi di mezzi. Egli sopperisce alle carenze statali scolastiche di poche o inesistenti borse di studio. Insomma in un ambiente matesino-casertano pare che non ci sia molto da intravvedere e sperare in un futuro migliore, come dice, più realisticamente, l’esternatore alifano suaccennato. Noto nell’area matesina del medio Volturno, diversi Sodalizi culturali locali che non rinnovano da decenni le presidenze, che diventano a vita! La Democrazia richiede un fisiologico ricambio e rinnovo di responsabilità, se non c’è significa che è quasi “dittatura” e in tale atmosfera culturale anche una piccola critica dà, agli indigeni critici, il segnale di lesa maestà, mi disse recentemente un amico e quasi coetaneo piedimontese doc. Si ribadisce che l’Ambiente è un insieme di Natura e Cultura e non è affatto solo quello naturale, come molti continuano a credere. Analizzare l’ambiente è compito anche dell’Ecologia Umana, scienza di sintesi interdisciplinare ed anche transdisciplinare. Ma leggiamo un po’ cosa scrive il medico e Scriptorum Loci, G. G. Caracciolo, che pur da me apprezzato bene, non mi pare che gradisca toccare i problemi tutt’ora esistenti nell’amministrare meglio o di indicare strade di sviluppo con volani come la Galleria del Matese.

Si tiene distante dalle passioni politiche anche nell’illustrare il Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano, ma ad ognuno la scelta di campo nell’informare e formare il lettore: ”Così cominciarono gli impianti di bonifica del Consorzio di bonifica del Sannio Alifano. L’agricoltura con prodotti d’eccellenza e le aziende zootecniche all’avanguardia delle Pianura Alifana e Valle Telesina devono il merito ai lavori di bonifica fatti negli ultimi cento anni per la regimentazione e la difesa delle acque dei Fiumi Volturno, Torano, Maretto, San Bartolomeo, Titerno, Calore, Isclero, unitamente alla realizzazione di canali per le acque piovane e scolanti. Opere imponenti che hanno eliminato zone paludose infestate dalla temibile zanzara anofele, vettore del plasmodio della malaria, consentendo la coltivazione ed insediamenti abitativi di estesissime aree prima escluse, improduttive ed insane. In Campania un primo esempio di bonifica sono stati i Regi Lagni, ampi canali di bonifica per l’irrigazione dei terreni, realizzati dal 1592 al 1616 da Don Pedro de Toledo ed il Conte di Lemos, Vicerè di Napoli per Filippo III di Spagna. Furono amministrati dalla “Giunta de’ Regi Lagni” e poi dalla” Direzione Generale de’Ponti e Strade”. A questo Istituto nel 1855 nel Regno di Ferdinando II di Borbone si affiancò l’Amministrazione Generale di Bonificazione. Il Sovrano, vedendo Piedimonte d’Alife, ricca di industrie indispensabili all’economia del Regno, nel 1842 spese centomila Ducati per arginare il Torano ed i torrenti Rivo e Valpaterno, suoi tributari, per la protezione della Città (allora i flussi idrici di questi corsi d’acqua erano notevoli). Il 13 settembre 1857 l’alluvione distrusse tutte tali opere con danni gravi e vittime civili. L’Amministrazione Generale di Bonificazione dopo quattro mesi deviò il corso del torrente Valpaterno fuori l’abitato di Piedimonte così come oggi lo conosciamo, irrobustì gli argini e ne ampliò il letto. Nel 1966 ho assistito all’alluvione che fece uscire l’acqua lungo via E. d’Agnese fino a piazza Roma. Intervennero i militari per soccorrere i locali”. Sulle alluvioni piedimontesi, del Vallone in particolare, si interessò il mio piedimontese prof. Ing. Dante Fossa, che aveva acquisito esperienza tecnica in America Latina. Una mia prof.ssa di lettere a Piedimonte d’Alife, molto capace e sensibile si chiamava Vanda Carfi, che era la figlia del Direttore del Consorzio di Bonifica locale, dunque con cultura vasta e spendibile o applicativa. Il Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano fu costituito con Regio Decreto n.8240 del 27 settembre 1927. La prima sede era in Piazza Ercole d’Agnese nel palazzo ove a piano terra vi è un noto fotografo e la seconda in Piazza Giovanni Caso. In quegli anni il Consorzio si limitò al controllo degli argini del Torano e del Fiume Volturno con creazione di canali di irrigazione nella Piana Alifana.

Il grande sviluppo del Consorzio si ebbe negli anni Cinquanta grazie alla Cassa per il Mezzogiorno d’Italia che realizzò l’opere tuttora in funzione, unitamente alla nuova sede nel Viale della Libertà a Piedimonte Matese, dove il partitismo locale con i feudi elettorali hanno i loro uomini ben piazzati e non gratis. Alife ha generato Piedimonte D’Alife, il predicato Matese, scambiato con Alife nel 1970 fu un’operazione politica di scarso respiro culturale e di grande campanilismo piedimontese. Qualcuno lo deve pur dire senza essere tacciato di campanilismo alifano. Si, lo dico io che mi considero, alifani doc permettendo, alifano adottivo (vi ho abitato con la mia famiglia letinese, ben 6 mesi nel 1964 e in via San Pietro) ed in modo convinto senza paura di lesa maestà! Idem mi considero piedimontese, bojanese e patavino, ma anche di qualche città estera. Un paese non basta, scrisse un noto saggista ebreo, perché ogni mondo è paese, ma questo paese, Alife e non solo, è unico al mondo!

 

Giuseppe Pace

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